Gott – mit seiner Gnade im Recht

Dio – giusto nella sua grazia

Sermone per la festa della Riforma, 31.10.2015

Mt 18, 21-35
21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». 22 E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
23 A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24 Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26 Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27 Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29 Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30 Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.

Fino a qua, concordano i teologi, aveva raccontato Gesù questa similitudine. E già ben due volte siamo rimasti sorpresi. La prima volta quando il re cosi meravigliosamente ha fatto valere la grazia sopra la giustizia e aveva lasciato il debito al servo per farlo andare libero a casa. La seconda volta quando il servo, appena uscito libero dalla sua situazione disperata, impone la giustizia sopra la grazia e riscuote quasi disumanamente il piccolo debito di un suo servo.

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Tutti sanno come la storia deve finire, che cosa il re adesso deve fare. E cosi altri hanno continuato la storia:

31 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

È ovvio quel che il re adesso deve fare, non ha altra scelta.
Eppure, questa storia aveva cominciato cosi bene! Un uomo, indebitato fin sopra le orecchie, incluso moglie e figli, un uomo che ha giocato il suo futuro e anche quello della sua famiglia, si butta per terra e chiede pazienza e proroga. E ottiene più che anche il più ottimista si sarebbe aspettato: non solo pazienza, niente proroga o tassazione migliore. Il re lo condonò al 100 % e lo fa andare via come uomo libero.
Quale grandioso riassunto dell’Evangelo! Quanto largo Gesù apre le porte del cielo – ci entra tutto il nostro mondo senza problemi. Senza condizioni, senza contorsioni, senza dover fare piccolo il suo debito e senza dover pagare almeno una piccola parte di esso. Cristo apre le porte abbastanza per ciascuno di noi. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Questa è Evangelo puro.
E noi tutti viviamo di questo – o finiamo male. Nel mondo di oggi c’è sempre meno perdono, molti non sanno più neanche cosa sia. Non possiamo perdonare – e non ci viene perdonato. E allora tutto si ammucchia nella nostra anima, tutte le colpe, e ci segue per tutta la vita. Senza perdono non c’è neanche speranza che un giorno la colpa/ il debito venga dimenticato – un nuovo inizio non è veramente possibile senza perdono.

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Anche Martin Lutero, quasi 500 anni fa, soffriva di questo fatto. Allora il mondo, almeno dalle nostre parti, non esisteva senza la Chiesa, senza la fede. E proprio la Chiesa, che doveva annunciare l’Evangelo, il perdono gratuito del peccato, della colpa, del debito – non faceva altro che fare un grande business con il perdono. E Lutero si chiedeva disperatamente come poteva credere in un Dio misericordioso, vedendo intorno nient’altro che la svendita della grazia divina. E più cercava con pentimento e opere buone di raggiungere questa grazia, più si sentiva incapace, sentiva la sua umanità che prendeva il sopravento. Io mi immagino che si doveva sentire come il servo, con tanto debito, che si buttava a terra e chiedeva pietà, pazienza, perdono. Siccome Lutero era un monaco studioso, anche un professore di teologia, e quindi, a differenza di tanti altri, poteva leggere. Conosceva non solo il tedesco, ma anche latino, greco ed ebraico. E faceva l’unica cosa che li era rimasto da fare: cercare il Dio misericordioso nella sacra scrittura, nella Bibbia. Soprattutto nel Nuovo Testamento. Il suo grande merito stava nel fatto che non si arrendeva all’apparenza che dava la Chiesa, ma continuava a cercare altrove, nella parola di Dio stesso.

Noi sappiamo che poi lo ha trovato – e questa era la sua grande scoperta, la libertà improvvisa, completa, che ha trovato negli Evangeli e nelle lettere di Paolo. La scoperta della Riforma era nient’altro che quello che il servo nella nostra parabola ha sperimentato:
buttandosi davanti al re, a Dio stesso, e implorando pazienza e perdono, questo li viene concesso SENZA nessun merito! E poteva andare, finalmente libero, per vivere in libertà, per respirare, per ricominciare da capo. E menomale che Lutero non si fermava alla sua scoperta personale, ma questa scoperta era cosi importante, cosi grande, che lo doveva condividere con tutti.

La mattina del 1° novembre, Tuttisanti, tutti andavano in chiesa – per pregare per se stessi, ma soprattutto anche per i loro defunti, cercando cosi di diminuire i debiti che loro  avevano portato fino al’oltretomba. Un giorno di grande pena per loro, perché le preghiere non bastavano mai, diceva la Chiesa, e quindi aumentava la disperazione. Un giorno di grande guadagno per la Chiesa, che poteva vendere tante lettere di indulgenza che permettevano di diminuire questi debiti.

E Lutero andava nella sua Chiesa a Wittenberg la sera prima, il 31 ottobre, per affissare le sue famose 95 tesi, con l’intento di fa sapere a tutti quelli che sarebbero entrati la mattina dopo la sua grande scoperta: Ecco, la grazia di Dio, il perdono dal Padre celeste, è qui, a portata di mano! Come il servo, devi solo riconoscere il tuo debito e implorare misericordia – e Dio te lo da, senza nessuna opera, nessun piccolo pagamento per saldare almeno una parte. Tutto gratuito!

Io credo che Lutero si aspettasse una grande gioia, di fronte a una scoperta cosi gioiosa e liberatoria.
Ma non è andato cosi. Si, tante persone accoglievano i suoi pensieri con grande sollievo, i poveri cristiani, che finalmente liberi da pressanti pagamenti, potevano respirare e lasciar riposare in pace i loro defunti. E andare anche loro liberi nei giorni futuri. Ma i potenti della Chiesa non erano contenti, perché cessava di colpo il guadagno, e San Pietro non era ancora costruito. I vescovi e i preti, che dovevano aver ricevuto il condono dei loro debiti dal re, da Dio, andavano fuori a riscuotere il debito agli altri. Lutero lo vedeva chiaro, ecco il perché dei suoi attacchi.

E noi, oggi, a che punto siamo? La domanda della Riforma è ancora in vigore:
Tu, che hai ricevuto il perdono totale, il condono di tutti i tuoi debiti – come ti volgi al mondo, al tuo prossimo? Per Lutero era chiaro: chi ha ricevuto tanto, non può far altro che andare nel mondo e fare altrettanto. Il perdono ricevuto lo dobbiamo concedere anche noi ai nostri debitori. L’amore abbondante che abbiamo ricevuto lo dobbiamo riversare a tutti quelli che incontriamo. E la grande scoperta della libertà non la possiamo tenere solo per noi, ma la dobbiamo annunciare al mondo intero. Affinché tutti possono entrare nel Regno di Dio, il Suo perdono, il Suo amore.