Meditazioni

Cosi dice Dio:
“Vi darò un cuore nuovo
e metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (Ezechiele 36,26)

Magari, ma come’è possibile? Questo mi chiedo ben consapevole quanto è difficile cambiare le piccole abitudini o di lasciare dei modelli provati. E tanto meno osare una nuova partenza cambiando una cosa radicalmente.

Come Israele all’epoca, anche noi siamo spesso un popolo caparbio e capriccioso che preferisce seguire le vie costruite da sé invece di farsi guidare da Dio. Va detta una parola netta anche se nessuno la vorrà sentire.

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L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora

(cfr Salmo 130,6)

Naturalmente fa parte dei miei compiti come pastora annunciare la Parola di Dio. Non soltanto durante il culto dal pulpito ma anche in tanti altri posti come sotto forma di una meditazione o anche nel caso presente come accompagnamento all’interno della nostra circolare. Facendo questo cerco di trovare immagini e paragoni per trasmettere il messaggio in modo perspicuo e più comprensibile. Nel motto biblico di dicembre anche l’autore del salmo 130 utilizza un’immagine parlando di sentinelle che attendono l’aurora. Mi chiedo perché ha scelto proprio questa immagine? Cosa ha indotto l’oratore del salmo di prospettarsi in una tale situazione? Riflettendo mi vengono in mente varie possibili risposte. Forse egli si trova durante la notte. Potrebbe trattarsi di una notte in bianco. Forse le preoccupazioni e tante domande non gli permettono di riposare. Quindi aspetta di incontrare Dio, che Dio tocchi la sua anima e gli dia risposta e tranquillità.

Ma forse non si tratta di una notte reale ma di un altro tipo di notte che lo circonda? L’oscurità può risultare dai suoi fallimenti e dalle colpe che posano su di lui. Il contesto degli altri versetti di questo salmo conferma questa tesi. In questa situazione egli spera nell’attenzione affettuosa e nel perdono di Dio affinché la sua vita torni luminosa. Posso anche immaginare che l’oratore del salmo desidera ardentemente la redenzione totale alla fine dei tempi quando verrà il nuovo mattino e appare il Giorno del Signore.

Non importa in quale di queste situazioni si trova realmente l’autore del salmo, in ogni caso, ritengo che l’immagine delle sentinelle sia di grande aiuto. Perché attraverso di essa la speranza e l’attesa non diventano un affare insicuro e traballante. Non si tratta di stare dietro a “qualcosa” o “qualcuno”. Si tratta piuttosto di una cosa molto concreta e finalizzata. La sentinella sa per certo che la mattina verrà anche se non può fare niente per accelerare il processo. Per questo la speranza non è vana, non è inutile. Chi è teso in questo modo verso Dio sperimenterà la Parola e l’Agire di Dio.

Anch’io voglio vivere in questo atteggiamento e mi auguro che questa speranza si risvegli ancora e ancora in me. La parola ebraica che viene tradotto con l’italiano sperare o attendere contiene letteralmente l’espressione “corda tesa”.  Ricordando la mia infanzia so che a volte ero un “arco teso” (gespannt wie ein Flitzebogen). All’epoca questa espressione tedesca designava uno stato di agitazione e pieno di attesa verso quello che doveva venire. Oggi so quanto l’arco teso esprime precisamente il concetto di quello che vuol dire attendere nel senso biblico.
Mi fa piacere fare mia questa preghiera e dire: “L’anima mia spera nel Signore!” E questo non inteso in prima linea sul ritorno del Signore Gesù Cristo ma possibilmente ogni giorno. Vorrei la mattina essere tesa verso il Signore e mantenere per tutta la giornata occhi e orecchie aperte per il parlare e agire di Dio.

E con il desiderio che questo diverrà anche la vostra preghiera o forse ancora di più un atteggiamento per ogni giorno che viene, vi saluto con affetto e vi invito durante uno dei nostri numerosi incontri di percepire la vicinanza di Dio.

Pastora Kirsten Thiele

Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio

(cfr 1 Pietro 2, 9)

Il fonte battesimale più antico che si trova in Lettonia risale al tempo di san
Meinardo, il grande missionario evangelizzatore di questa nazione. Si trova nella Cattedrale luterana di Riga, la capitale del Paese. La posizione del fonte battesimale, così vicina all’adornato pulpito della cattedrale, esprime chiaramente sia la relazione fra il Battesimo e l’annuncio, che la chiamata, comune a tutti i battezzati, di annunziare le opere meravigliose del Signore.

Questo appello costituisce il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2016.

L’apostolo Pietro si rivolge ai cristiani dicendo che, attraverso la chiamata ad essere il popolo che Dio ha acquistato per sé, hanno ricevuto la potenza della salvezza di Dio in Cristo Gesù, sono diventati il “popolo di Dio”. Questa realtà è espressa nel Battesimo, comune a tutti i cristiani, nel quale siamo rinati
dall’acqua e dallo Spirito (cfr. Gv 3, 5). Nel Battesimo moriamo al peccato per risorgere con Cristo ad una nuova vita di grazia in Dio.

Dio ci ha scelti non come un privilegio: ci ha resi santi non nel senso che i cristiani sono più virtuosi degli altri; ci ha scelti per raggiungere uno scopo.
Siamo santi solo nella misura in cui siamo impegnati nel servizio a Dio, che è sempre quello di portare il suo amore a tutte le persone. Essere un popolo di sacerdotale significa essere al servizio del mondo. I cristiani vivono la loro chiamata battesimale e rendono testimonianza alle opere meravigliose di Dio in molti modi.

Come una madre consola il figlio, io vi consolerò (Isaia 66,13)

Velocemente il singhiozzo di un bambino si trasforma in sorriso quando la mamma o il papà lo prendono in braccio per consolarlo. Respira profondamente per ritrovare la calma e allegramente salta giù dalle braccia. Questa è l’immagine che ho davanti agli occhi quando Dio promette al suo popolo Israele:

“Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi.”

La storia tra Dio e i suoi figli e le sue figlie non va assolutamente liscia. Vanno per le proprie vie, concludono delle alleanze con dei poteri dai quali sperano di ottenere di più rispetto che da Dio. Sono stati deportati dalla patria verso la prigionia.
Si sentono abbandonati e dimenticati. Ma questo comportamento non impedisce a Dio di rimanere fedele. Le parole dei profeti sviluppano sempre nuovi immagini e paragoni per esprimere la fedeltà di Dio verso i suoi figli.
Questi immagini trovano il loro culmine affermando:

“Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi”

e nell’annuncio della salvezza futura di Gerusalemme.

Questa dimensione di consolazione supera un “Tutto finirà bene” ampiamente. Dio vede i cuori e le speranze spezzati. Prende sul serio la miseria e i fallimenti dei suoi figli. Diventano una causa propria. Come una madre si impietosisce.- Questo paragone è eccezionale e descrive il lato viscerale di Dio che va abbondantemente oltre alle parole e ai gesti amorevoli.

La consolazione è un avvenimento complesso. Da un lato è liberatoria: Il consolato ritrova il respiro. Dall’altro lato la consolazione ridona il fondamento sotto ai piedi. In ultima analisi si tratta di questioni come: Chi mi da’ sostegno? Cosa mi porta nella vita e nella morte? Come posso vivere fiducioso – sostenuto e libero?
Vivere fiducioso/vivere consolato – con un fondamento solido sotto ai piedi e un orizzonte vasto?

Dio stesso è il consolatore. Egli vede la tribolazione che mette in repentaglio la vita e si china su di noi per consolarci. Egli è un “forno pieno d’amore” come Martin Lutero descrive l’affetto di Dio verso noi esseri umani. E inoltre, la consolazione di Dio ci libera e ci dona l’ampiezza. Guarisce e rinnova la comunione infranta con il suo popolo e gli apre a nuove prospettive.

Le persone consolate prendono l’aire. Internamente ed esternamente. Lo Spirito Santo è il consolatore e viene visto come lato femminile di Dio. Ci mette in moto. Sulla croce Gesù ha vinto tutti i poteri tenebrosi del mondo e della mia vita. Anche la morte.

La sua risurrezione mi fa sperare quello che già nel libro di Isaia è accennato:

“Ecco, io sto per creare un nuovo cielo e una nuova terra …”

e nell’Apocalisse questo pensiero continua:

“Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più né lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima è scomparso per sempre.”

Dio promette: “Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi.”

Se lo prendo per la parola mi si apriranno dei nuovi orizzonti. Per la mia vita e per le persone che desiderano ardentemente la consolazione. La consolazione si può anche allargare, qui e ora. Se sono consolato posso anch’io a mia volta consolare.

Vi auguro un buon inizio anno.
La Vostra Pastora Kirsten Thiele

Il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi afflitti (Isaia 49,13b)

Esultate, cieli, e tu, terra, festeggia! Prorompete in grida di gioia,
monti, poiché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi
afflitti. (Isaia, 49,13)

Davanti a noi troviamo tre giorni particolari dell’anno liturgico: A novembre con il Buß- und Bettag (Giorno di penitenza e preghiera), la Giornata di memoria dei caduti in guerra e la Domenica dell’Eternità.

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Preghiera di un bambino rifugiato (Victor Rojas )

spiaggia-maggio-2015Signore, io sono un bambino stanco di camminare, ho paura dei sentieri e delle ombre della notte. Ho dormito sui cuscini di pietra e ho fissato il mio sguardo sulle stelle. Forse, Signore, tu passeggi di stella in stella come un bambino rifugiato? E tutti ti guardano di traverso? Ti danno dei calci? Ti chiedono un documento d’identificazione? E ti allontanano dal tuo orsetto di peluche e dal tuo piccolo trattore di legno? Spero di no…

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Pasqua di risurrezione

Pasqua secondo Giovanni 20, 1-17

Il primo giorno della settimana, la mattina presto, Maria di Màgdala va verso la tomba, mentre è ancora buio, e vede che la pietra è stata tolta dall’ingresso.

Allora corre da Simon Pietro e dall’altro discepolo, il prediletto di Gesù, e dice:
‘Hanno portato via il Signore dalla tomba e non sappiamo dove l’hanno messo!’.

Allora Pietro e l’altro discepolo uscirono e andarono verso la tomba.

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