Cenni storici

Il fondatore

Adolphe Monod * Copenhagen 21 gennaio 1802 – † Parigi 6 aprile 1856

Dal febbraio 1826 al ottobre 1827 il giovane teologo riformato, figlio di un pastore di origine svizzera-francese, si fermò a Napoli per invito di un suo amico. Essendo stato in contatto con l’ambasciatore Bunsen a Roma, si era deciso di incontrare gli evangelici, svizzeri e tedeschi, che da tempo bramavano di ottenere il servizio del culto evangelico.
Monod era un figlio del nuovo risveglio spirituale, stimolato dal teologo scozzese Thomas Erskine. Con la sua attività pastorale e la celebrazione del Sacramento, fondò a Napoli la prima comunità evangelica nella ambasciata di Prussia.
Solo 18 mesi della sua vita restò a Napoli – ma per noi con effetto importantissimo.

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Cenni storici

LA COMUNITÀ EVANGELICA LUTERANA DI NAPOLI

Nel 1826 nasce a Napoli la Comunità Evangelica Franco-Tedesca ad iniziativa di una elìte di cittadini stranieri, appartenenti all’aristocrazia o all’alta borghesia dell’epoca. Appartengono a svariate confessioni protestanti, luterani, riformati, uniti. Parlano molte lingue, ma nella Comunità si parla tedesco e francese. Il tedesco perché è la lingua della Mitteleuropa, il francese perché è la lingua della diplomazia e lo parlano tutti. Fin dall’origine questa Comunità è sovranazionale, interdenominazionale (oggi si direbbe ecumenica) e bilingue.

Sede dei culti è la cappella dell’ambasciata del Regno di Prussia, che gode di extraterritorialità e quindi non è accessibile alla polizia borbonica. Per inciso ricordiamo che con l’unità d’Italia e lo scioglimento delle ambasciate, l’edificio sede della legazione prussiana a via Cappella Vecchia 21 fu acquistato dalla famiglia Rothschild e donata alla Comunità ebraica. La cappella è oggi la sinagoga di Napoli.

La Comunità è da subito molto attiva anche in ambito sociale. Vengono gestite quattro casse: una per i poveri in generale, una per le esequie per i poveri, una per gli orfani, una per i soldati svizzeri detenuti. Dal 1839 funziona anche il primo ospedale evangelico in un appartamento affittato: una specie di infermeria per i poveri e per i marinai stranieri ammalatisi sulle navi che fanno scalo a Napoli.

Dopo l’unità d’Italia, nel 1860, il “dittatore” Garibaldi concede alla Comunità Anglicana ed alla Comunità Evangelica Franco-Tedesca l’autorizzazione a costruire ognuna il suo tempio. In omaggio a tale evento l’Assemblea generale del 1861 sancisce che nella Comunità sono ammesse tre lingue: tedesco, francese e … italiano! Cinque anni dopo viene inaugurata la chiesa di via Carlo Poerio, ma da due Comunità che resteranno divise per oltre cento anni: una di lingua tedesca ed una di lingua francese, formata soprattutto da membri di nazionalità svizzera e di confessione calvinista, ognuna con il suo Consiglio, ognuna con il suo Presidente.

Seguono anni di consolidamento della Comunità di lingua tedesca, che evidentemente gode di buona salute economica. Nel 1866 la scuola viene trasferita nei locali di via Egiziaca a Pizzofalcone 60, che nel 1891 vengono acquistati grazie anche ad un generoso intervento del Presidente Julius Aselmeyer. Nel 1889 viene acquistata Villa Casalta a Largo Terracina, che diventa sede dell’ospedale evangelico. La Comunità prospera in una vita di tipo “coloniale”.

Le due guerre mondiali mettono in crisi anche la sopravvivenza della Comunità: nella prima guerra mondiale i tedeschi erano nemici fin dall’inizio, nella seconda nella parte finale. Ciò ha comportato l’esodo di buona parte dei suoi membri e problemi anche per le proprietà immobiliari, che sono state salvate grazie ad una serie di circostanze ed anche dalla collaborazione fraterna della Comunità svizzera di lingua francese.

Nel secondo dopoguerra la Comunità partecipa a due grandi avvenimenti: nel 1948 alla costituzione della Chiesa Evangelica Luterana in Italia e nel 1968 alla inaugurazione dell’Ospedale Evangelico Villa Betania. Fatalmente la componente tedesca si sta assottigliando ed ha un difficile ricambio. Attualmente la Comunità è composta da circa 120 membri: a Napoli da membri di vecchie famiglie residenti che dopo alcune generazioni vengono assorbite dal contesto, sia come lingua che come confessione religiosa, e da membri di recente acquisizione di origine italiana, mentre a Ischia esiste un gruppo, soprattutto donne che hanno sposato in famiglie locali, le quali invece trovano conforto e sostegno anche nella lingua madre. A questi si aggiungono i resti della Comunità svizzera di lingua francese che si scioglie nel 1985 e che confluisce in quella di lingua tedesca, la quale a sua volta nel 1989 con l’approvazione di un nuovo statuto si trasforma in Comunità evangelica luterana di Napoli. Oggi quindi l’elemento qualificante non è più la lingua o la nazionalità ma la fede e la tradizione luterana.

Fino agli anni settanta del secolo scorso il territorio della Comunità comprendeva tutta l’Italia meridionale. Il pastore di Napoli visitava periodicamente Bari, Messina, la Sicilia. Ed il lavoro si svolgeva sin dall’inizio in una impostazione più regionale che locale. Scafati, Alife, Piedimonte Matese e persino Salerno erano delle dipendenze pastorali. Una filiale molto pregiata era addirittura l’isola di Capri dove la ricca e benestante comunità possedeva una bellissima cappella, che da poco è tornata in proprietà della comunità partenopea. La cura e la manutenzione degli edifici per noi significa un incarico di responsabilità, conservando ed ampliando così il lascito che i nostri antenati hanno acquistato a favore del lavoro evangelico a Napoli.

L’attività di oggi si svolge su tre linee portanti: in primo luogo con l’annuncio del Vangelo sia come celebrazione dei culti, incontri, dibattiti, insegnamento, formazione e informazione. Poi con le attività sociali con l’attiva partecipazione alla vita dell’Ospedale evangelico Villa Betania. La terza linea riguarda le attività culturali che servono anche per fare conoscere l’esistenza di una Chiesa luterana in Italia. Queste fanno parte del progetto Musica e cultura a piazza dei Martiri, che comprende due rassegne musicali, i “Concerti di primavera” ed i “Concerti d’autunno”, il Concorso Nazionale di composizione di musica corale su testi sacri, il Concorso Nazionale letterario di racconti brevi, il coro luterano di Napoli con i suoi incontri settimanali.

Uno dei compiti più importanti per la comunità è sicuramente quello di sviluppare con attenzione ed amore le possibilità di accoglienza per una crescente clientela di interessati italiani. L’aprirsi verso il mondo napoletano significa una sfida, ma anche una grande soddisfazione perché in essa si realizza il compito che come tutte le chiesa abbiamo ereditato: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28).