La dottrina del perdono dei peccati è il punto centrale della fede cristiana: l’essere umano, peccatore a causa di Adamo, viene perdonato da Dio, e questo accade per pura grazia, gratuitamente, tramite il sacrificio di se stesso che Gesù compie sulla croce.
Questo è il succo della teologia dell’apostolo Paolo, espressa nelle lettere contenute, accanto agli Evangeli, nel Nuovo Testamento. E questo era quanto insegnava anche Martin Lutero (1483 – 1546), professore di teologia all’università di Wittenberg, monaco dell’ordine degli Agostiniani.
Quando, nel 1517, la curia romana iniziò la vendita delle Indulgenze, cioè la vendita di una remissione generalizzata delle colpe da scontare nell’aldilà, Lutero pose in dubbio la validità di questo commercio “sacro” esponendo le sue opinioni in 95 tesi teologiche. Queste tesi fecero scalpore ed il professore di Wittenberg si ritrovò presto al centro di aspre polemiche che condussero anche a dispute pubbliche ed a dibattiti in presenza dell’Imperatore Carlo V.
L’imperatore, preoccupato per la minaccia dell’invasione da parte dei turchi da un lato ed occupato, dall’altro, a salvaguardare i suoi diritti contro altri sovrani nella conquista dei territori da poco scoperti da Cristoforo Colombo, voleva appianare almeno le questioni religiose interne all’Impero. Non ci riuscì, anche perché l’azione di Lutero era stata solo la punta di un grosso iceberg che già da tempo si muoveva silenziosamente all’interno della chiesa occidentale.
Già da tempo, infatti, si andava invocando una riforma della chiesa, dei suoi metodi di raccogliere fondi, della vita per dir poco allegra dei suoi rappresentanti ufficiali, della cura d’anime ai fedeli. Tutti questi sentimenti di risveglio trovarono in Lutero un punto di orientamento per i bisogni spirituali dell’epoca. La diffusione del suo pensiero fu addirittura facilitata da un’invenzione completamente nuova, che permetteva a tutti una conoscenza di prima mano (e non per sentito dire) ed a buon mercato di ciò che accadeva nel mondo: la stampa a caratteri mobili.
Quindi, quando nel 1530 l’imperatore convocò ad Augusta, in Baviera, una riunione dei massimi esponenti dell’Impero in Germania, il pensiero di Lutero era già conosciuto e diffuso fra i presenti, alcuni dei quali presentarono all’Imperatore un documento che riassumeva i punti principali del pensiero teologico di Lutero, che non era presente in quanto, all’epoca, era stato scomunicato dal Papa e quindi doveva tenersi lontano dalle manifestazioni pubbliche se non voleva essere arrestato e messo al rogo.
Questo documento, detto più tardi “confessione di Augusta”, è alla base della tradizione teologica della chiesa luterana, che di lì a poco, sancita una scissione irreversibile dalla Chiesa di Roma, si andò a formare, prima in Germania e poi, lentamente, ma mettendo radici profonde, anche in altri paesi europei.
L’eco degli scritti di Lutero giunse anche in Italia, inizialmente a Venezia, dove si formò la prima comunità luterana, nel fondaco dei tedeschi. Lì mercanti provenienti dalla Germania ebbero della corrispondenza con Lutero stesso. Più avanti si andarono formando altre comunità, tutte sotto la protezione delle legazioni prussiane che si trovavano nelle varie capitali degli stati sparsi per la penisola.
Queste comunità ebbero vita autonoma fino al termine del secondo conflitto mondiale, quando decisero di unirsi in una chiesa sola, indipendente dalla chiesa di Prussia (che già non esisteva più dal primo conflitto mondiale), ed autonoma. I rappresentanti delle varie comunità formarono così, nel 1948, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Oggi questa Chiesa ha comunità di vario tipo (di lingua italiana, di lingua tedesca, bilingui), ma tutte basate teologicamente sulla “Confessione Augustana” del 1530. La CELI ha, dal 1995, un’Intesa con la Repubblica Italiana che ne riconosce gli Statuti e l’autonomia. Della CELI fa parte anche la Comunità evangelica Luterana di Napoli.