Regolamento
Concorso di Composizione
2019 – 2020
XX edizione
termine presentazione lavori
30 novembre 2019
La Comunità Evangelica Luterana di Napoli indice ed organizza la ventesima edizione del Concorso di Composizione.
La scrittura delle composizioni
La scrittura deve ispirarsi al racconto scritto da Linda Di Giacomo “Rosso verticale”, vincitore del 1° premio nel 2013 – quindicesima edizione del Concorso letterario “Una piazza, un racconto” indetto dalla Comunità luterana di Napoli e giunto alla XXI esima edizione.
La Giuria esaminerà le composizioni partecipanti e designerà la vincitrice che sarà eseguita nella serata di premiazione.
Art 1 – Concorrenti
Al Concorso possono partecipare compositori italiani e stranieri senza limiti di età.
Art 2 – Iscrizione
La partecipazione al Concorso è gratuita. Il concorrente dovrà inviare sei copie della partitura corredata da file midi. La partitura dovrà essere assolutamente anonima e contrassegnata da un motto, lo stesso che dovrà essere indicato sulla busta chiusa contenente:
1) Domanda di iscrizione al Concorso liberamente scritta, in cui si specifica il nome, il cognome, la data ed il luogo di nascita, il Comune e la Provincia di residenza, l’indirizzo, il numero telefonico e l’eventuale e-mail.
2) Dichiarazione firmata attestante che la composizione presentata è inedita e mai eseguita in pubblico.
3) Dichiarazione firmata che autorizza l’Ente organizzatore ad usufruire del materiale presentato per l’esecuzione pubblica e per tutte le manifestazioni teatrali e/o radio – televisive che l’Ente organizzatore, ovvero la Comunità Evangelica Luterana di Napoli intenderà allestire in futuro.
4) Due fotografie.
5) Un curriculum vitae comprendente l’elenco dei docenti dei corsi e dei master di composizione frequentati. Il plico dovrà pervenire al seguente indirizzo
Segreteria del Concorso di Composizione
Luciana Renzetti
Via Vicinale Canosa, 44 – 80078 Pozzuoli (Na)
Art 3 – Composizioni
La durata delle composizioni dovrà essere massimo di 30 minuti e non meno di venti.
Dovrà essere pensata per Voce narrante e per l’Orchestra giovanile studentesca dei Marsi (nucleo di Avezzano) con il seguente organico:
2 flauti (anche ottavino), 2 clarinetti, 2 sax alti (anche soprano), 1 fagotto, 1 corno, 1 tromba, 1 tuba percussioni varie a suono indeterminato glockenspiel e/o xilofono e/o vibrafono, primi violini, violini secondi, viole, violoncello, contrabbasso.
L’articolazione musicale relativa al testo è assolutamente libera.
Saranno valutati l’aderenza musicale al testo letterario, la originalità.
Art 4 – Svolgimento del Concorso.
La Giuria, formata da docenti di Conservatorio, da musicisti di chiara fama, da critici musicali esaminerà i lavori presentati e designerà il vincitore che dovrà fornire tempestivamente le parti staccate del brano.
Art 5 – La Giuria.
Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile. I nomi dei componenti la Giuria verranno resi noti in occasione della premiazione del vincitore.
Art 6 – Premiazione.
La data dell’assegnazione del Premio e della rappresentazione scenica sarà comunicata per e-mail al vincitore e pubblicata nel sito www.celna.it nel mese di gennaio 2020.
Art. 7 – Il Premio
Il vincitore del Concorso riceverà un Premio di euro 2.000 e la Giuria potrà anche assegnare menzioni particolari a lavori che riterrà meritevoli.
Il suo giudizio sarà insindacabile.
Art 8 – Annullamento.
L’Ente organizzatore si riserva di annullare il Concorso per cause indipendenti dalla propria volontà che dovessero impedirne il regolare svolgimento secondo i tempi e le modalità sopra indicate.
Art 9 – Restituzione.
I concorrenti potranno richiedere, a proprie spese, la restituzione di una copia degli elaborati. La restituzione del materiale avverrà secondo questi termini anche in caso di annullamento, secondo l’art. 8.
Art 10 – Registrazioni ed Esecuzioni.
Nulla sarà dovuto ai concorrenti per eventuali rappresentazioni radio-televisive del brano vincitore, tanto meno dell’uso del materiale e delle partiture per ulteriori esecuzioni e/o registrazioni comprese in eventuali manifestazioni che la Comunità Evangelica Luterana di Napoli potrà allestire in futuro.
Art 11 – Informazioni.
I concorrenti potranno ricevere ulteriori informazioni scrivendo a lucianarenzetti@gmail.com
A seguire il testo
ROSSO VERTICALE
1.
Certe storie non si sa come nascono, ma questa ebbe inizio con tre vasi di gerani rossi.
Nel febbraio di quell’anno, Mister Ruben Hill, documentarista inglese di Newcastle, preparava il suo trasloco a tempo indeterminato nella città di Napoli.
“Del resto se vivi a Napoli o è perché ci sei nato o perché stai tentando di capirla” commentò laconico il suo direttore.
Ruben Hill era specializzato in grandi città del Mediterraneo. Da anni attendeva il momento giusto per andare a Napoli e farne il suo documentario. Il quarantesimo compleanno e il divorzio dalla moglie, gli suggerirono che quel momento era arrivato.
“Mister Hill, dovrà scegliere la prospettiva giusta per studiare Napoli e realizzare qualcosa di realmente nuovo. Di pizza, pasta e mandolino il mondo ne ha le tasche piene”.
“Ci sto pensando, direttore. Ci sto pensando”.
2.
Mister Hill aveva viaggiato abbastanza da sapere che l’appartamento visto e fittato su internet avrebbe avuto poco in comune con quello vero, in vicolo Fratelli Candela numero dodici. Quello che non aveva intuito era che il gabbiotto sul balconcino fosse un bagno. Il suo discreto italiano gli consentì di protestare.
“Cosa? Per andare in bagno devo uscire di casa?”
“Eh”.
“Questo non era scritto sull’annuncio”.
“Mica potevamo scrivere tutto”.
“Beh, però un bagno sul terrazzo…”
“Eeeeh, mio nonno che stava in campagna per andare in bagno doveva prendere la bicicletta!”
A parlare era stata una donna in vestaglia che già da un po’ osservava la trattativa dal balcone di fronte.
“Vedete? Il nonno della signora al gabinetto ci andava in bicicletta. Voi invece dovete uscire sul balcone!”
Mister Hill era perplesso.
“Fatemi capire Mister Ics..”
“Hill”.
“Sì vabbè, Mister Chill. Voi per trecento euro in pieno centro volevate pure il bagno in camera?”
Qualcuno disse: “E’ arrivato frisco frisco o’ Miste Chill!”
L’inglese notò un piccolo pubblico abbarbicato sui terrazzi del vicolo.
“Va bene, va bene. La prendo”.
Il coro di “Oh!” e l’applauso che ne seguirono convinsero Mister Hill che quello era il suo “osservatorio” su Napoli.
3.
In aprile le imposte di vicolo Candela cominciarono ad aprirsi.
Mister Hill poteva sentire dal suo monolocale il picchiettio delle forchette sulla porcellana dei piatti, e questo gli dava l’idea di pranzare in compagnia.
ma quando si sentiva un po’ solo andava al mercato rionale. Fu proprio lì che incominciò l’inconsapevole e insolita rivoluzione di Mister Hill.
“Buongiorno. Volevo qualche pianta per abbellire un po’ il terrazzino. Cosa mi consiglia?”
L’anziana donna lo guardò un po’ di traverso.
“Che vi consiglio? Di comprare qualche pianta”.
“Ehmmm. . . sì. Che tipo, chiedevo”.
“Quelle che volete, io quelle vi do”.
Non proprio come ad una fiera botanica nello Staffordshire, ma semplice e diretta.
“Va bene, prendo tre vasi di queste qui con i fiori rossi. Come si chiamano?”
“Gerani”.
la signora rispose come se di fronte avesse un mezzo rimbambito.
“Gerani. Bene. Devo fare qualcosa per . . .non so, per curarle?”
“Sì. Innaffiarle”
“Certo. Poi? Non so, concime, insetticida. . . “
“Giovanotto, i gerani muoiono solo se li sparate. Sono nove euro, prego”.
4.
“Hai capito l’inglese? Ha messo già i fiori. Non ci ha dato nemmeno il tempo di pigliare fiato. Zitto zitto sene è venuto con i gerani rossi”.
La signora Della Calce roteava il cucchiaino del caffè senza staccare gli occhi dai tre vasi sospesi che rosseggiavano dalla ringhiera di fronte.
“Doveva forse chiedere il permesso?”
Il professore Della Calce parlava leggendo il giornale.
“Che c’entra. Chiedere sarebbe stato educato. Mi meraviglio di lui, di solito gli inglesi sono educati”.
“Quanti inglesi conosci, Elvira?”
“Attilio non fare lo spiritoso. Lo sai che a maggio tutte noi piantiamo le peonie rosa così a giugno l’intero vicolo pare la culla di una creaturella. Mo’ mi dici che c’azzeccano le peonie rosa coni gerani rossi?”
“Hai ragione Elvira. E’ un vero dramma”.
Gli occhi sempre fissi sul giornale.
5.
Quella stessa mattina Fiona Mari ebbe il risveglio più dolce del vicolo.
Uh Marò. . .li ha scelti rossi.
Cuore e testa cominciarono a galoppare alla rinfusa.
Che gentilezza, che stile. . . mica come quel cafone di Sergio.
Sergio Sica, giovane idraulico, viveva al quarto piano del palazzo di fronte. Per un periodo lui e Sica si erano scambiati sorrisi e saluti da un balcone all’altro, poi però Sergio sembrò apprezzare l’assai più fattiva figliola del panettiere.
Ma l’inglese era arrivato a fagiolo per Fiona. Un uomo di mondo, raffinato e colto che le avrebbe fatto conoscere la vera vita. Nel frattempo l’aveva solo salutata con un cenno della mano, ma a diciotto anni per innamorarsi basta anche meno.
6.
Sì, in effetti i gerani rossi erano allegri e facili da curare, e quella fila di vasi aggrappati alle ringhiere gli restituiva un po’ di privacy.
Non che i suoi dirimpettai fossero molesti, ma un po’ curiosi, sì. Hilla sapeva che quella curiosità si sarebbe esaurita quando avrebbero constatato che non teneva la foto della Regina sul comodino e non prendeva il tè alle cinque.
Anche la ragazza del terzo piano avrebbe smesso di osservarlo come un iguana nel terrario.
Stava tutto il pomeriggio con quello sguardo vago e il mento appoggiato alla balaustra. L’altro giorno l’aveva salutata, così, tanto per segnalarle la sua appartenenza al genere umano. E lei nemmeno aveva risposto.
7.
“Allora signora bella, di che colore li volete questi gerani?”
“Eh. Rossi. Per forza.”
“Vi vedo un poco nervosa stamattina.”
“E certo! Quell’inglese ha rivoluzionato il palazzo. Io e le mie vicine piantiamo sempre le peonie rosa, ma lui se ne è venuto col geranio rosso. E siccome io sono una persona di buona creanza. . .datemi ‘sti gerani rossi.”
“Volete un consiglio per fare un figurone?”
“Dite.”
“Hibiscus.”
“Che gliè?”
“Fiori d’Ibisco. Eccoli qui. Guardate come sono belli. Questo è il fiore rosso per eccellenza. Scommettiamo che anche quest’anno tutto il vicolo vi imiterà? Vedrete che spettacolo. I gerani dell’inglese scompariranno.”
“Sta bene . prendo i Biscottus”. Il tono di sfida era palese.
8.
“Rose rosse e basta.”
“Ma Fiona, ragiona! Le rose sono difficili da curare. Prendiamo anche noi gli Hibiscus, come la signora Della Calce.”
“Che sono ‘sti Hibiscus? Che mi significano?”
“Come che ti significano? Da quando i fiori devono significare qualcosa? Devono abbellire e basta.”
“I fiori devono sempre significare qualcosa.”
“E perché? Ste rose rosse che mi significano?”
“Lo so io. Se vuoi pianta gli Hibiscus sugli altri terrazzi.”
“Fionuccia, gli altri terrazzi non affacciano sul vicolo. Io e le altre signore ci mettiamo d’accordo ogni anno così quando arriva la stagione il vicolo è il più elegante di tutti. A te non è mai interessato niente dei fiori, tutto di un colpo mi sei diventata giardiniera?”
“Mamma le ho già ordinate. Oggi pomeriggio le porta il ragazzo del fioraio.”
“Uh santità! Mo’ senti la signora Della Calce. . . “
9.
“Ueh! Quest’anno la moglie del professore si è svegliata dal letargo tutta bollente di passione?”
“Che vai dicendo Luigi?”
“Guarda un po’ che fiori. Rosso fuoco a tutto spiano!”
“E lo so, lo so. Tutta colpa di Mister Chill.”
“Chi?”
“Chill, Chill.”
“Ma Chill chi?
“L’inglese! Quello che sta di casa qui su al quinto piano”.
“Ah! E che c’entra Chill.”
“Si è permesso di piantare i gerani niente di meno che ad aprile, senza domandare niente a nessuno. Elvira Della Calce che è un vecchia signora, ha deciso di rimanere in tono, per buona creanza.”
“Sai che ti dico, quest’anno faccio come a Chill”.
“Cioè?”
“Sono dieci anni che apparecchi sto’ terrazzo come una confettiera. Quest’anno è il turno mio.”
“Luigi non pazziare, il terrazzo è roba mia!”
“Senti Luisa, tutta la casa è roba tua. Quest’anno il terrazzo è roba mia!”
“E sentiamo. . . che fiori vorresti piantare?”
“Ma quali fiori e fiori !!Po – mo – do – ri! Di tutte le specie: datterini, ciliegini, insalatari, spunzilli, San Marzano. . .”
Uh Gesù, questo è uscito pazzo! Ti rendi conto che faremo la figura dei cafoni con tutto il vicolo?”
“Me ne frego. Questo è l’anno dei pomodori”.
10.
Mister Hill notò che man mano il vicolo si vestiva di primavera. I dirimpettai avevano allestito un giardino topicale sfolgorante di Hibiscus. La stonata del sesto piano stava lì ore e ore a curare e a rimirare le sue splendide rose rosse. Quando si dice floriterapia.
Sugli altri terrazzi erano comparse gerbere, dalie, petunie. . . s santi numi , ora che ci faceva caso erano tutti fiori rossi! Beh, doveva essere una loro consuetudine.
Fortuna che non ho stonato con i gerani, come se lo avessi saputo.
L’unico outsider pareva essere l’inquilino del quarto piano. Appoggiandosi alla ringhiera, Hill poteva sentirlo mentre parlottava con la sua fila perfetta di piantine.
Intanto l’aria si era fatta più calda, le imposte restavano sempre aperte e i bambini si lanciavano da una parte all’altra bucce di mela e palline di pane. Le voci delle donne si incrociavano da una parte all’altra del vicolo. All’inizio Mister Hill pensava che fossero litigi, ma poi imparò a distinguere i toni pur non capendo le parole. Esisteva un preciso codice di volume vocale: se una signora raccontava qualcosa che la scaldava particolarmente, alzava la voce e si aspettava che la sua interlocutrice, per empatia, controbattesse con lo stesso volume.
– Ma tu e’ capit’ niente? Vint euro pe’ nu chilo e vongole!
– Uh che mariuolo!
In quel momento, ad esempio, la signora degli Hibiscus e la moglie dell’uomo che sussurrava alle piante , stavano condividendo chissà quale patema.
-Elvi’ ma tu e’ capit nient, mio marito che sta cumbinando ‘ncopp ‘a stu’ balcone?
-Difatti te lo volevo chiedere. Che so’ sti’ pianticelle?
-Pummarole, Elvi’! Tutte pummatole!
-E chell’ ècolpa ‘e Chill.
-Chill chi?
-Chill, Chill.
-Ah Chill. E’ overo.
Ruben Hill provò a immaginare il problema: un dolce non cresciuto, una macchia difficile, un marito pigro. Nel frattempo si appassionava sempre di più a quell’intensa, colorita, coinvolgente vita verticale.
“Vita verticale”. . . meraviglioso. Mister Hill decise titolo e prospettiva del suo documentario.
11.
A fine giugno vicolo Fratelli Candela esplodeva di rosso. Tutti i terrazzi, sia da un lato che dall’altro, strabordavano di fogliame e petali scarlatti. Anche le piantine del signore al quarto piano si erano unite al coro producendo lucenti pomodori rossi d’ogni calibro.
intanto i dibattiti tra le ringhiere continuavano accesi.
-Annina! Come so’ belle ste’ rose rosse!
-Ma che belle e belle! Sono un guaio! Fiona era già una mezza stordita, mo’ passa tutto il tempo qua fuori. ‘Sta figlia mia non lo so che tiene in testa.
-A gioventù!
-Tilde! Ma pure a te ‘sti fiori attirano insetti a morire?!
-Uuuh! Non me ne parlare! Quello è il rosso che li chiama!
-Eh, lo so. Ringraziamm’ a Chill.
-Eh.
-Luisa ma tu vedi che scombino? Quest’anno ognuno ha fatto di testa sua. Rose, gerani, gerbere, begonie. . .
-E pummarole. Mio marito ci parla pure!
-Almeno parla con qualcuno. Mio marito manco quello. Comunque pure quel cretino del fioraio. Tutti vi copieranno di qua, fiori esotici di là. . . Sono l’unica scema del palazzo cu’ sti’ ciu’ curius’.
-Uè Fiona, me la dai una roa rossa?
-Fatti i fatti tuoi e pensa a Miss Sfilatino.
-E tu invece a chi pensi, fammi sentire?
-A Chill.
-Chill chi?
-Chill.
-Ah Mister Chill. E quello pensa a te?
-Tu fatti i fatti tuoi.
-Accorta che le rose pungono.
-E tu accorto che gli sfilatini ingrassano.
12.
Orgoglioso e raggiante i signore del quarto piano bussò alla porta di Mister Hill con un cestino colmo di pomodorini.
“Grazie!”
“No, no. Grazie a voi! Statevi bene”
Grazie di che cosa? Si chiese Hill
Il giorno successivo la signora del terzo piano lo allietò con una frittata di patate ancora calda. Hilla l’aveva invitata ad entrare, ma lei aveva detto di avere il sugo sul fuoco. Però lo aveva ringraziato anche lei aggiungendo qualcosa che Hill non capì. Qualcosa a proposito di noiosi fiori rosa.
-Signor Chill, non sapete che favore c’avit fatt’!
Ma che gentile questo vicinato
La signora degli Hibiscus poi lo salutava addirittura in inglese. “Good mooorning” gli diceva ogni mattina. Che carina. Suo marito che tutti chiamavano o’ professore leggeva sempre il giornale, ma di tanto in tanto usciva sul terrazzo e gli faceva un cortese cenno del capo.
intanto la ragazza del sesto piano era sempre più assorta nel suo incantevole roseto. Ogni tanto il ragazzo che viveva sotto di lui, l’idraulico, le lanciava noccioli di nespola per scherzare, ma lei non rideva e tornava dentro imbronciata.
Quel vicolo napoletano era un microcosmo nuovo per Mister Hill. Aveva già visto qualcosa di simile ad Istanbul, e forse ad Atene, dove però la coesistenza coincideva con un certo degrado. Più i quartieri erano poveri e più alto era il vociare. A Napoli questa equazione non valeva. Vicolo Candela era in una zona intermedia: non residenziale, ma neanche degradata. Palazzi decenti, strada pulita, gente tranquilla. La sera, con il fresco, si creavano veri e propri consessi: gli uomini parlavano di calcio, di politica, di riparazioni domestiche. Le donne si scambiavano oggetti tramite un saliscendi di panieri. La signora del secondo piano ci metteva addirittura il pechinese: a una certa ora il cagnetto saltava nel cesto e se ne stava buono buono mentre la donna lo calava giù. Mezz’ora dopo la bestiola abbaiava e la padrona se lo tirava su facendo bene attenzione a non sciupare i suoi invidiabili rododendri rossi.
13.
A luglio Mister Hill dovette partire per Newcastle a causa di alcune faccende burocratiche che lo avrebbero tenuto via da Napoli un paio di settimane. La mattina della partenza Mister Hill incrociò Sergio, l’idraulico tiratore di noccioli del piano di sotto.
“Che facite? Tornate all’Inghilterra?”
“No, solo qualche giorno, poi torno”
“Ah”
Non parve molto contento della notizia. Hill si domandò se non fosse perché produceva involontariamente rumori molesti. Si appuntò mentalmente di fare più attenzione al suo ritorno.
intanto giù in strada il tassista era uscito dall’auto e scattava foto col cellulare alla spettacolare cascata rossa.
“Che vi scattate guaglio? Tanto che vi piace st’ rossume?”
La signora Della Calce protestava tra i suoi Hibiscus.
“Perché a voi no signo’?”
“Lassamm’ sta.”
“E pecchè nun l’avit fatt e ‘natu colore?”
“Addummannatelo a Chill.”
“Chill chi?”
“Chill, Chill”
“Boh”.
14.
Mentre il tassì si disbrogliava da quella matassa che è l’ora di punta a Napoli, Mister Hill si godeva il frastuono come un innamorato fuori di testa e pensò che il direttore aveva tralasciato un terzo motivo per vivere a Napoli: o ci si è nati, o si sta tentando di capirla oppure. . . se ne è disperatamente innamorati. Questo gli era ben chiaro. Napoli non si ama mai felicemente. Sempre e solo disperatamente.
La vista del vicolo fece scricchiolare le sue anglosassoni griglie emozionali.
ma notò subito qualcosa di diverso: ai petali rossi si erano aggiunte coccarde e bandierine in tinta.
Forse la festa di qualche Madonna.
Quando scese dall’auto, una voce tuonò nel vicolo.
Oiccann’ oi’ e turnat Chill!
In un baleno Mister Hill fu avvolto da una piccola folla festante. C’erano tutti: il signore dei pomodori, la signora degli Hibiscus, la stonata delle rose e il tiratore dei noccioli che si tenevano per mano (!), la signora col pechinese. . .
Che accoglienza. . .
Poi un varco i aprì. Attilio Della Calce si era degnato di posare il giornale. Tutti tacquero: era arrivato o’ professore. E in mano reggeva una targa dorata.
“Signor Hill, noi tutti vogliamo esprimerle la nostra gratitudine per questo prestigioso riconoscimento conferito al nostro amato vicolo Candela”.
Ruben Hill non capiva e sorrideva imbambolato.
“Ma in che senso?”
“E’ un premio del Comune di Napoli che assegna a quei cittadini che si distinguono per azioni particolarmente degne di merito”.
“E io che c’entro?”
Il professore prese fiato come chi sta pe raccontare una storia per l’ennesima volta.
“Vede i fratelli Candela dai quali prende il nome il nostro vicolo, furono le vittime innocenti di un attentato camorristico che scosse la zona negli anni ‘50”
Mister Hill annuì incuriosito.
“Ebbene, qualcuno a caso”
Occhiate di intesa, risatine e qualche applauso.
“Qualcuno a caso un giorno si è affacciato al terrazzo e, vedendo lo splendore di tutti questi fiori rossi, ha pensato al sangue di quei due poveri ragazzi. In qualche modo gli è sembrato che i petali vermigli ricordassero quel sangue nella maniera più bella possibile. Caro Mister Hill, lei saprà bene cosa dice il Principe Myskin ne l’Idiota di Dostoevskij. . .”
“La bellezza salverà il mondo”
“Benissimo!”
Altro applauso.
“Dunque, questo qualcuno a caso ha scritto all’Amministrazione Comunale una rara lettera di non reclamo in cui segnalava l’impegno dei cittadini di vicolo Candela nel commemorare le due vittime della malavita in un modo del tutto nuovo, intriso di bellezza. E così, dopo un sopralluogo, siamo stati convocati tutti per la consegna del premio. Come vede a Napoli non tutto è perduto, lo dica questo nel suo documentario, lo dica”.
Nuovo applauso.
“Bene. Noi vorremmo che questa targa la tenesse lei”.
“Ma io che cosa c’entro?”
“Lei ha dato il via ad una autentica rivoluzione, Mister Hill! Rossa come le grandi rivoluzioni della Storia, silenziosa ed efficace come tutte le rivoluzioni dovrebbero essere. Ma venga, venga su che le spiego meglio”.
“Tutti sopra, vi faccio lo scarpariello!” Annunciò la moglie del professore.
Applauso fragoroso ed esclamazioni di giubilo.
“Sì, ma i pomodori li porto io!” Qualcuno disse.
“E che pummarole! Pummarole parlanti!” Qualcun altro aggiunse.
E fu così che non si concluse la storia della piccola rivoluzione inconsapevole di Mister Ruben Hill di Newcastle. Perché alcune storie, una volta iniziate, durano a lungo.
Linda Di Giacomo – 1° premio quindicesima edizione 2013