In rilievo

prossimo culto in chiesa

Domenica 11 giugno, la 1°domenica dopo Trinitatis, si tiene il culto in presenza nella chiesa luterana (Via Poerio5), alle ore 10.30 – vi aspetto!

Vostra pastora Kirsten Thiele

 

31 ottobre – ricordo della Riforma

 

31 ottobre – giorno di memoria della Riforma

Solus Chistus – solo Cristo
Che cosa possiamo sapere di affidabile su Dio? Come possiamo essere corretti con Dio? Che cosa dà alla nostra vita il suo più alto significato e valore? La risposta è che l’uomo non ha modo di superare il proprio egocentrismo e di ascendere a Dio. Dio stesso si è fatto uomo in Gesù Cristo e ha vinto il peccato e la morte sulla croce, affinché tutti coloro che credono in lui possano essere salvati.

Sola gratia – Per sola grazia
Dio non giustifica l’uomo in base ai suoi eventuali meriti, ma perché lo ama e … la giustizia di Gesù Cristo senza pretendere nulla in cambio. Cosa può aggiungere l’uomo all’opera di salvezza di Dio? Niente! Può solo affidarsi a Gesù Cristo e lasciare che Dio lo prenda a servizio!

Sola fide – Per sola fede
La fede unisce il credente a Cristo e gli permette di partecipare al suo amore, alla sua giustizia e alla sua vita eterna. Il credente è libero: libero perché vive sotto la grazia di Dio e non più sotto la legge; libero perché non deve più dare senso e giustificazione alla sua esistenza e può quindi rivolgersi al prossimo. Al centro dell’etica luterana c’è l’osservanza del primo comandamento, che dice di amare Dio sopra ogni cosa e di obbedire alla sua volontà. Questo non significa vivere la propria vita secondo un elenco di regole, ma viverla alla luce dell’amore di Cristo e agire liberamente e responsabilmente nell’interesse del prossimo. Nella vita quotidiana, il cristiano, sia nella chiesa che nell’ambiente familiare e lavorativo, serve Dio e il prossimo, diventando così collaboratore di Dio nel mondo.

Sola scriptura – Dalla sola Scrittura
Lutero fonda la sua Riforma sulla Bibbia, che oppone all’autorità papale: la voce umana non può essere superiore alla Parola di Dio. Tuttavia, Lutero non nega che la Bibbia sia stata scritta da mani umane. La Bibbia non è semplicemente identica alla Parola del Dio vivente: la Bibbia testimonia la Parola di Dio, la proclama e la rende attuale: in questo modo, la Scrittura stessa diventa Parola di Dio. Al centro della Bibbia c’è il Vangelo di Gesù Cristo, che funge da chiave di lettura e la cui piena validità diventa evidente nella distinzione tra Legge e Vangelo.

Parola del mese di giugno- Wort zum Monat Juni

Parola del mese giugno – 01-06-2023

Dio ti conceda la rugiada del cielo, la fertilità della terra e abbondanza di frumento e vino. (Gen.27,28)

Che bella benedizione di un buon tempo antico. Di un tempo in cui si viveva con la natura, non contro di essa. Di un tempo in cui la farina e il vino erano ancora un dono del cielo e non sempre in sacchetti e bottiglie sullo scaffale del supermercato.

Quanto mi piacerebbe poter godere di una simile benedizione oggi. Quanto mi piacerebbe gustare la rugiada del cielo e il grasso della terra nel mio pasto, senza fertilizzanti artificiali e conservanti. Come vorrei mangiare il cibo senza chiedermi se è stato prodotto in modo sostenibile, biologico e giusto. Come vorrei godermi il mio vino come un lusso senza pensare alle vittime del consumo elevato di alcol nella nostra cultura.

Dio ti conceda la rugiada del cielo, la fertilità della terra e abbondanza di frumento e vino.

Così un padre anziano benedisse una volta il suo figlio maggiore. A quei tempi, nei bei tempi andati, non stava solo trasmettendo i suoi beni terreni, ma anche la fede al suo erede. Fede in un Dio molto speciale che aveva scelto la famiglia. Un Dio la cui benedizione significava essere scelti, felicità, ricchezza e molti discendenti. Un Dio che voleva fare di questa famiglia una grande nazione. Un Dio che avrebbe benedetto questo popolo e lo avrebbe reso una benedizione per il mondo.

Quanto mi piacerebbe trasmettere la mia fede in Dio alla prossima generazione. Mi piacerebbe trasmettere la mia gioia per queste antiche parole e storie in cui si può trovare Dio. Come mi piacerebbe trasmettere una benedizione che proviene da tempi molto antichi e che ancora oggi ha il suo potere.

Il vecchio Isacco, vedendo la sua fine, si fortificò con la deliziosa selvaggina che suo figlio Esaù aveva cacciato e preparato per lui. E diede al figlio maggiore questa benedizione dal profondo del cuore, che gli prometteva felicità e ricchezza. Una benedizione che lo rendeva parte del buon disegno di Dio su questo mondo.

Una benedizione che risale ai bei tempi andati, quando tutto era ancora a posto…

… niente era a posto!
La carne che Isacco mangiò non era selvaggina, ma di capra!
Il figlio che benedisse non era Esaù, ma il fratello minore Giacobbe, sotto mentite spoglie.
La proprietà che voleva trasmettere, Giacobbe, il benedetto, non l’avrebbe ereditata.
E Isacco non morì affatto, ma visse ancora per decenni …..

Ma la benedizione dispiegò il suo potere! Fece uscire Giacobbe dalla sua casa confortevole, dove c’era grano e vino in abbondanza. Quella sera stessa si ritrovò da solo nel deserto, in fuga dal fratello arrabbiato.

Lì si addormentò e lì sognò il grande sogno della notte del deserto:
Di un cielo aperto,
di una scala che portava alla terra,
di un Dio che gli prometteva benedizioni.

Sì, Giacobbe ottenne la rugiada del cielo e il grasso della terra, anche grano e vino in abbondanza, ma la strada fino a quel momento è stata lunga: attraverso alti e bassi e attraverso una vita lunga, avventurosa e benedetta.

In realtà è piuttosto coraggioso darci questa benedizione come versetto mensile per il mese di giugno, cosa può succedere di tutto…

Dio ti conceda la rugiada del cielo, la fertilità della terra e abbondanza di frumento e vino.
– e guidarti attraverso la tua vita avventurosa e benedetta!

 

Wort zum Monat Juni – 01.06.2023

Gott gebe dir vom Tau des Himmels und vom Fett der Erde und Korn und Wein die Fülle.

(1. Mose 27,28)

Was für ein schöner Segen aus einer guten, alten Zeit. Aus einer Zeit, in der die Menschen mit der Natur lebten, nicht gegen sie. Aus einer Zeit, in der Mehl und Wein noch ein Geschenk des Himmels waren und nicht jederzeit in Tüten und Flaschen im Regal des Supermarktes lagen.
Wie gern würde ich einen solchen Segen heute genießen können. Wie gern würde ich den Tau des Himmels und das Fett der Erde in meiner Mahlzeit schmecken, ganz ohne Kunstdünger, Spritzmittel und Konservierungsstoffe. Wie gern möchte ich Lebensmittel essen, ohne zu fragen, ob sie auch nachhaltig und biologisch und fair genug erzeugt wurden. Wie gern würde ich meinen Wein als Luxus genießen, ohne über die Opfer des hohen Alkoholkonsums in unserer Kultur nachzudenken.

Gott gebe dir vom Tau des Himmels und vom Fett der Erde und Korn und Wein die Fülle.
So segnete einst ein alt gewordener Vater seinen ältesten Sohn. Damals, in den guten alten Zeiten, gab er damit nicht nur seinen weltlichen Besitz, sondern auch seinen Glauben an seinen Erben weiter. Den Glauben an einen ganz besonderen Gott, der die Familie erwählt hatte. Einen Gott, dessen Segen Auserwähltsein, Glück und Reichtum, und viele Nachkommen bedeutete. Einem Gott, der aus dieser Familie ein großes Volk machen wollte. Einem Gott, der dieses Volk segnen und zum Segen für die Erde machen würde.
Wie gern würde ich heute meinen Glauben an Gott an die nächste Generation weitergeben. Wie gern würde ich meine Freude an diesen alten Worten und Geschichten weitergeben, in denen sich Gott finden lässt. Wie gern würde ich einen Segen weitergeben, der aus sehr alten Zeiten kommt und auch heute noch seine Kraft entfaltet.

Der alte Isaak, der sein Ende kommen sah, stärkte sich mit köstlichem Wild, das sein Sohn Esau für ihn gejagt und zubereitet hatte. Und er schenkte dem Ältesten aus vollem Herzen diesen Segen, der ihm Glück und Reichtum verhieß. Einem Segen, der ihn zu einem Teil von Gottes gutem Plan mit dieser Welt machte.

Einen Segen aus einer guten alten Zeit, in der noch alles in Ordnung war …

… gar nichts war in Ordnung!
Das Fleisch, das Isaak gegessen hat, war kein Wild, sondern Ziege!
Der Sohn, den er gesegnet hat, war nicht Esau, sondern der jüngere Bruder Jakob, verkleidet.
Den Besitz, den er weitergeben wollte, würde Jakob, der Gesegnete, nicht erben und
Issak starb dann auch gar nicht, sondern lebte noch Jahrzehnte weiter …

Der Segen aber, der entfaltet seine Kraft! Er sprengte Jakob heraus aus seinem behaglichen Zuhause, wo es Korn und Wein in Fülle gab. Noch am selben Abend fand er sich ganz allein in der Wüste wieder, auf der Flucht vor dem wütenden Bruder.
Dort schlief er ein und dort träumte er seinen großen Wüstennachtstraum:
Von einem Himmel, der offen stand,
von einer Leiter, die zur Erde führte,
von einem Gott, der ihm den Segen versprach.
Doch, Jakob bekam den Tau des Himmels und das Fett der Erde, auch Korn und Wein in Fülle, aber bis dahin war es eine weiter Weg – durch Höhen und Tiefen und durch ein langes, abenteuerliches und gesegnetes Leben.

Ganz schön mutig eigentlich, uns gerade diesen Segen als Monatsspruch für den Juni mitzugeben, was da alles passieren kann …

Gott gebe dir vom Tau des Himmels und vom Fett der Erde und Korn und Wein die Fülle – und geleite dich durch dein ganz eigenes, abenteuerliches und gesegnetes Leben!

 

Versetto dell’Anno – Jahreslosung 2023

Versetto dell’anno 2023
Tu sei un Dio che mi vede. (Gen.16,13)

Questo è il versetto di quest’anno. Oppure, una traduzione altrettanto valida – l’ebraico non è sempre univoco da tradurre – “Tu sei un Dio che si fa vedere.”
Un detto della schiava egiziana Agar, dopo aver dovuto fare da madre surrogata, ora incinta e fuggita nel deserto dalle persecuzioni della legittima moglie di Abramo, il padre di suo figlio.
Forse sperava che con questa gravidanza forzata sarebbe stata almeno vista in modo diverso, da Abramo e da Sara. Ma non era così, anzi, le veniva fatto sentire ancora di più che era solo una schiava. Alla fine, non ce la fa più e fugge nel deserto. Un luogo inospitale, il deserto, soprattutto per una donna incinta. Le possibilità di sopravvivenza erano verso zero. Deve essere stato terribile per lei se il deserto è ancora meglio della tenda di Abramo e Sara.
E lì nel deserto, presso un pozzo, ha l’incontro della sua vita: Dio stesso si presenta e le parla! Agar è la prima e unica donna nella Bibbia a cui Dio si mostra, una delle pochissime persone a cui Dio si mostra. E in questa manifestazione di Dio e della sua parola, lei sperimenta che finalmente qualcuno la guarda.
“Da dove vieni e dove vai?” è la domanda di Dio ad Agar. Non è una domanda superflua – naturalmente Dio “sa” tutto questo – ma è la domanda sull’origine e sulla destinazione.
È la domanda di chi guarda da vicino e si interessa. Non è indifferente da dove vengo, cosa mi ha formato e dove sto andando, quali sono i miei obiettivi nella vita. La domanda, il discorso di Dio è rivolto ad Agar, come persona, come donna, come essere indipendente. In quanto schiava, probabilmente non le sono mai state poste le domande della sua vita, a chi dovrebbe interessare l’origine o addirittura gli obiettivi e i desideri di una schiava?
Dio lo fa, a lui interessa.
È per questo che Agar dà il nome al Dio che ha incontrato nel deserto: “Tu sei un Dio che mi vede. Sicuramente ho guardato qui dietro a colui che mi ha guardato.”
Sì, Agar è la prima persona a dare un nome a Dio! Un nome meraviglioso – Dio è colui che guarda a me, così come sono fino in fondo, con vero interesse.
Sappiamo tutti quanto sia bello, quanto sia importante per la nostra crescita, che qualcuno mi guardi, mi noti. Con tutto ciò che mi rende me stesso, i lati positivi e quelli negativi.
Questo versetto annuale, il nome di Dio, ci accompagnerà quest’anno. Ci sono molte altre sfaccettature in questa storia di Agar, Abramo, Sara e Ismaele, il figlio che lei partorirà.
Ora, alle soglie del nuovo anno, auguro a voi che possiate sperimentare Dio come colui che ci guarda. Che ci lasciamo guardare da Dio, così come siamo.
Un anno 2023 buono e benedetto, pieno di sguardi speciali.
Vostra, Kirsten Thiele

Jahreslosung 2023
Du bist ein Gott, der mich sieht. (Gen.16,13)

So lautet die diesjährige Jahreslosung. Oder auch, eine ebenso gültige Übersetzung – das Hebräische ist nicht immer eindeutig zu übersetzen – „Du bist ein Gott, der sich zeigt.“
Ein Ausspruch der ägyptischen Sklavin Hagar, nachdem sie als Leihmutter fungieren musste, nun schwanger ist und vor den Nachstellungen der rechtmäßigen Ehefrau von Abraham, dem Vater ihres Kindes, in die Wüste geflohen war.
Vielleicht hatte sie gehofft, mit dieser Zwangsschwangerschaft nun wenigstens anders angesehen zu werden, von Abraham, von Sarah. Aber dies war nicht der Fall, im Gegenteil man ließ sie spüren, dass sie nur die Sklavin ist. Am Ende hält sie es nicht mehr aus und flieht in die Wüste. Ein unwirtlicher Ort, die Wüste, vor allem für eine schwangere Frau. Die Überlebenschancen standen gleich Null. Schlimm muss es ihr ergangen sein, wenn die Wüste immer noch besser ist als das Zelt von Abraham und Sarah.
Und dort in der Wüste, an einem Brunnen, hat sie die Begegnung ihres Lebens: Gott selber zeigt sich und redet zu ihr! Hagar ist die erste und einzige Frau in der Bibel, der sich Gott zeigt, eine der ganz wenigen Personen, denen sich Gott überhaupt zeigt. Und in diesem Sichtbarwerden Gottes, und seiner Ansprache, erlebt sie nun, dass jemand sie endlich ansieht.
„Wo kommst du her und wo gehst du hin?“, so lautet die Frage Gottes an Hagar. Es ist keine überflüssige Frage – natürlich „weiß“ Gott das ja alles – sondern es ist die Frage nach dem Ursprung und nach dem Ziel. Es ist die Frage dessen, der genau hinsieht und sich interessiert. Es ist nicht unwichtig, wo ich herkomme, was mich geprägt hat, und wo ich hingehe, was meine Ziele sind im Leben. Die Frage, Ansprache Gottes gilt Hagar, als Person, als Frau, als eigenständiges Wesen. Als Sklavin hat sie wohl noch nie die Fragen ihres Lebens gestellt bekommen, wer sollte sich für die Herkunft oder gar Ziele und Wünsche einer Sklavin auch interessieren?
Gott tut es .
Deshalb gibt Hagar dem Gott, dem sie in der Wüste begegnet ist, den Namen: „Du bist ein Gott, der mich sieht. Gewiss habe ich hier hinter dem hergesehen, der mich angesehen hat.“
Ja, Hagar ist die erste Person, die Gott einen Namen gibt! Einen wundervollen Namen – Gott ist der, der mich ansieht, also bin ins Innerste, mit wirklichem Interesse.
Wir alle wissen, wie gut das tut, wie wichtig das auch ist für unser Wachstum – dass jemand mich ansieht, mich wahrnimmt. Mit all dem, was mich ausmacht, den guten und den schlechten Seiten.
Diese Jahreslosung, der Name Gottes, wird uns in diesem Jahr begleiten, es gibt noch viele andere Facetten in dieser Geschichte um Hagar, Abraham, Sarah und Ismael, dem Sohn, den sie gebären wird.
Jetzt, an der Schwelle zum Neuen Jahr, wünsche ich Ihnen und euch, dass ihr Gott erfahren möget als den, der uns ansieht. Dass wir uns ansehen lassen von Gott, so wie wir sind.
Ein gutes, gesegnetes Jahr 2023 – voller besonderer Augen-Blicke.
Ihre/ eure Kirsten Thiele