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Un cristianesimo non religioso

Estratto dal diario di Dietrich Bonhoeffer

informazioni biografiche

Tegel, 30.04.1944

Ciò che mi preoccupa continuamente è la questione di che cosa sia veramente per noi, oggi, il cristianesimo, o anche chi sia Cristo.

È passato il tempo in cui questo lo si poteva dire agli uomini tramite le parole – siano esse parole teologiche oppure pie -; così come è passato il tempo della interiorità e della coscienza, cioè appunto il tempo della religione in generale. Stiamo andando incontro ad un tempo completamente non religioso; gli uomini, così come ormai sono, semplicemente non possono più essere religiosi.

Anche coloro che si definiscono sinceramente “religiosi”, non lo mettono in pratica in nessun modo; presumibilmente, con “religioso” essi intendono qualcosa di completamente diverso.

Il nostro annuncio e la nostra teologia cristiani nel loro complesso, con i loro 1900 anni, si basano però sull'”apriori religioso” degli uomini. Il “cristianesimo” è stato sempre una forma (forse la vera forma) della “religione”. Ma se un giorno diventa chiaro che questo “apriori” non esiste affatto, e che s’è trattato invece di una forma d’espressione umana, storicamente condizionata e caduca, se in somma gli uomini diventano davvero radicalmente non religiosi – e io credo che più o meno questo sia già il caso (da che cosa dipende ad esempio il fatto che questa guerra, a differenza di tutte le precedenti, non provoca una reazione “religiosa”?), che cosa significa allora tutto questo per il “cristianesimo”?

Vengono scalzate le fondamenta dell’intero nostro “cristianesimo” qual è stato finora e noi “religiosamente” potremo raggiungere soltanto qualche “cavaliere
solitario” o qualche persona intellettualmente disonesta. Dovrebbero essere questi i pochi eletti? Dovremmo gettarci zelanti, stizziti o sdegnati proprio su questo equivoco gruppo di persone per smerciare loro la nostra mercanzia?

Dovremmo noi aggredire qualche infelice colto in un momento di debolezza e per così dire, violentarlo religiosamente? Se non vogliamo niente di tutto questo, se alla fine anche la forma occidentale del cristianesimo dovessimo giudicarla solo uno stadio previo rispetto ad una totale non religiosità, che situazione ne deriverebbe allora per noi, per la Chiesa? Come può Cristo diventare il signore anche dei non religiosi?

Ci sono cristiani non religiosi? Se la religione è solo una veste del cristianesimo – questa veste ha assunto essa pure aspetti molto diversi in tempi diversi che cos’è allora un cristianesimo non religioso?

(da: Resistenza e resa, edizioni San Paolo)

Dietrich Bonhoeffer

3251_bonhoeffer-dietrichDietrich Bonhoeffer (4 febbraio 1906-9 aprile 1945) fu un pastore luterano, un professore universitario con un dottorato in teologia, un pioniere del movimento ecumenico, uno scrittore prolifico, un poeta e una figura centrale nella lotta contro il regime nazista.

Nato a Breslavia (allora Germania, oggi Polonia) nel 1906 con la sorella gemella Sabine, Dietrich fu il sesto di otto figli di Karl e Paula Bonhoeffer. Il padre era un importante professore di psichiatria e neurologia; la madre una delle poche donne laureate della sua generazione.

Laureatosi in teologia a Berlino nel 1927, Bonhoeffer iniziò l’attività di pastore in una chiesa tedesca a Barcellona nel 1928. Nel 1930 andò a studiare a New York presso I’Union Theological Seminary; nel 1931iniziò ad insegnare alla facoltà teologica di Berlino e fu ordinato pastore.

In quel periodo iniziò l’attività nel nascente movimento ecumenico,stabilendo contatti internazionali che in seguito avrebbero avuto grande importanza per il suo impegno nella resistenza.

Nel 1931 fu eletto segretario giovanile dell’Unione mondiale per la collaborazione tra le chiese e nel1933 entrò a far parte del Consiglio cristi ano universale “Life and Work” (da cui sarebbe nato in seguito il Consiglio ecumenico delle chiese).

Non potendo più restare a Berlino, nel 1933 torna a Londra per seguire due comunità evangeliche tedesche. Pacifista convinto, avanzò la proposta di un concilio ecumenico (aperto a tutte le confessioni cristiane) sulla pace. Nel maggio 1934 nacque la cosiddetta Chiesa confessante per opera di una minoranza interna alla Chiesa evangelica tedesca, che adottò la dichiarazione di Barmen in opposizione al nazismo.

Nell’aprile 1935 Bonhoeffer tornò in Germania per dirigere, prima a Zingst e poi a Finkenwalde, un seminario clandestino per la formazione dei pastori della Chiesa confessante, che stava subendo crescenti pressioni da parte della Gestapo, culminate nell’agosto 1937 nel decreto di Himmler che dichiarava illegale l’attività di formazione di candidati pastori per la Chiesa confessante.

In settembre il seminario di Finkenwalde fu chiuso dalla Gestapo, nei due anniseguenti Bonhoeffer continuò l’attività di insegnante in clandestinità. Nel gennaio 1938 la Gestapo lo bandì da Berlino e nel settembre 1940 gli vietò di parlare in pubblico. E così Bonhoeffer fu costretto ad abbandonare la sua Patria di nuovo.

Riparato negli Stati Uniti, come “docente ospite” nell’estate del 1939, vi restò però solo due settimane; la sua coerenza morale e l’amore per il suo popolo, gl’impedivano di stare a guardare, mentre il suo Paese precipitava nell’orrore e nell’imminente guerra, guidato da un criminale che bisognava cercare di bloccare ad ogni costo.

Nel l939 Bonhoeffer si avvicinò ad un gruppo di resistenza e cospirazione contro Hitler, costituito tra gli altri dall’avvocato Hans von Dohnanyi (suo cognato), dall’ammiraglio Wilhelm Canaris e dal generale Hans Oster.

Quattro mesi prima dell’arresto, nel gennaio 1943, Dietrich si era fidanzato con la diciottenne Maria von Wedemeyer, che non poté mai sposare, perché il resto della sua vita lo trascorse in carceri e campi di concentramento.

La sua attività per aiutare un gruppo di ebrei a fuggire dalla Germania portò alla sua carcerazione il 5 aprile 1943; iniziava così il suo calvario in varie prigioni del Reich. Nelle carceri di Tegel e Berlino, scrisse le celebri lettere e appunti, raccolte poi nel vol. “Resistenza e resa” (1951).

Dopo un fallito attentato contro Hitler il 20 luglio 1944, Bonhoeffer fu trasferito nella prigione di Berlino, poi nel campo di concentramento di Buchenwald e infine in quello di Flossenburg, dove fu impiccato insieme ad altri cospiratori.

Presentazione

Questo è il messaggio del signore dell’universo, Dio d’Israele, per tutti quelli che ha fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia. 5 Costruite case e abitatele, coltivate orti e mangiate i frutti. 6 Prendete moglie ed abbiate figli e figlie. Date moglie ai vostri figli e marito alle vostre figlie perché abbiano anch’essi molti bambini. Crescete di numero, li dove siete, e non diminuite. 7 Lavorate per il benessere della città dove vi ho fatti deportare e pregate il signore per lei, perché il vostro benessere dipende dal suo.

(Geremia 28, 4-7 4)

 

Alcune tappe della nostra storia

La nostra comunità non nasce, nel lontano 19 aprile 1826, come comunità evangelica luterana di Napoli, ma come comunità evangelica franco-tedesca: presidente E.S. Conte Von Flemming, ambasciatore del re di Prussia, tesoriere il banchiere Falconnet. Luogo di riunione e di culto la cappella dell’ambasciata di Prussia, la quale godeva dell’extra territorialità, dal 1838 a via cappella vecchia 31. Si tratta di una comunità originariamente molto elitaria, composta da diplomatici, aristocratici, agenti delle compagnie di navigazione, consoli, banchieri, commercianti, alta Borghesia. stockdale_1800_napoli_s

Non vogliamo in questa sede raccontare dettagliatamente i 175 anni di storia della comunità, ma vogliamo sottolinearne alcune peculiarità, alcuni momenti salienti. La comunità e fin dalla sua nascita ecumenica, essendo i tedeschi luterani o uniti, i francesi e gli svizzeri calvinisti o riformarsi. E bilingue: lo statuto dice esplicitamente che un’unica comunità in cui non è consentita altra differenziazione che la lingua e internazionale perché sono membri a pari diritto prussiani, sassoni, tedeschi in genere, francesi, svizzeri, danesi, olandesi, eccetera.

Esclusi: i napoletani e quali, come sudditi del regno delle Due Sicilie, non era consentita libertà di culto della polizia borbonica, all’esterno dell’ambasciata, è badata a che questa, durante i culti fosse preclusa agli indigeni. Quasi contemporaneamente nascono le opere sociali: c’è il problema dell’assistenza spirituale a circa 500 soldati Vangeli ci dei reggimento svizzeri e quello della tutela e dell’assistenza ai disertori svizzeri imprigionati. I documenti ci dicono che nei primi dieci anni hanno funzionato quattro casse: una generale per i poveri che hanno spesso 2705 ducati; una cassa per le esequie e poveri, 662 ducati; una cassa per orfani, 1989 ducati; una cassa per soldati svizzeri detenuti, 962 ducati.

Nel 1839, in un appartamento affittato, entra in funzione il primo ospedale evangelico di Napoli, certamente una specie di infermeria, con alcuni letti per ammalati poveri ed una cucina. Nello stesso anno viene trovata una sistemazione per una scuola per gli orfani e per i bambini poveri della comunità, con un internato aperto anche ad esterni. Questi due istituti, frequentati assiduamente da due pastori della comunità desta l’attenzione della curia e le rimostranze della polizia, che rileva il fatto che quei locali non godevano di extra territorialità e quindi erano contro le leggi vigenti. I fattori si risolve alla ” napoletana ” con una visita dell’ambasciatore Von a Berna vostro off al ministro di polizia, marchese del carretto definito ” l’uomo aperto e colto, ma dipendente come tutti dal dal clero “.

Durante il colloquio fra gentiluomini i due convennero di poter assicurare il cardinale-arcivescovo che giammai si sarebbero accolti nella scuola o nell’ospedale dei cattolici e di ministro assicurò all’ambasciatore che non ci sarebbero state altre seccatura. Della cosa finì lì. Il 7 settembre 1860 Garibaldi entrò in Napoli, il 28 ottobre il concistoro della comunità è a Caserta al quartier generale del dittatore ed ottiene l’autorizzazione a costruire un tempio nel quale poter esercitare liberamente e pubblicamente il culto. Nell’assemblea generale del 26 maggio 1861 sono ammesse tre lingue tedesco, francese e italiano.

Il 29 maggio 1865 si inaugura la chiesa di via Carlo Poerio, ma la libertà apportata da altre conseguenze: le comunità ora sono due, una di lingua tedesca ed una di lingua francese. Le lingue ora dividono e le nazionalità pure. Tuttavia la comunità resta interdenominazionale. Un regolamento dice ” il credo della comunità deve elevarsi al di sopra dei differenti insegnamenti delle singole chiese protestanti ha perso la fede comune evangelica “. Un maldestro ma pesante tentativo di annessione alla chiesa di Prussia non ha seguito per l’opposizione della maggioranza dei membri della comunità.

ChiesaLuteranaNapoliNell’1866 la scuola della comunità viene trasferita in via Giudiziaca a Pizzofalcone, 60: i locali hanno cambiato destinazione d’uso ma sono ancora di nostra proprietà. Nell’1877 gli svizzeri con altri partners fondano l’ospedale internazionale che dal 1884 e nella villa Bentinck a via Tasso, dove ancora una ventina di anni fa regnava incontrastato il dottor Burkhard, ostetrico della Napoli bene per oltre mezzo secolo. Nell’1889 viene acquistata, con un dono di 50000 lire del presidente Julius Aselmeyer, villa Casalta a largo Terracina, che è il nuovo ospedale evangelico. Anche questo stabile, in cui sono attualmente ubicati l’abitazione del pastore, l’ufficio pastorale è il centro per le riunioni, e ancora in nostro possesso.

Anche la scuola viene potenziata e riorganizzata con un consiglio allargato da cinque a sette membri: cinque evangelici della comunità, e un cattolico, più un ebreo. Nello 1908 viene introdotto anche l’insegnamento religioso cattolico. Nell’1914 su 170 ragazzi della scuola, 50 hanno entrambi i genitori tedeschi, 15 la madre e 13 padre tedesco, tre sono inglesi tre francesi: 86 sono italiani sono la maggioranza. Le due guerre mondiali mettono in crisi le due istituzioni: restano alla fine una scuola Svizzera ed un ospedale internazionale che non hanno più nulla a che vedere con le due comunità. Fino ad ora quindi vita come in colonia : l’unica apertura visibile verso la città la scuola.

Nella seconda metà del secolo scorso nascono nuove realtà e nuovo situazioni. Nel 1948 venne fondata la chiesa evangelica luterana in Italia, di cui le comunità evangelica di lingua tedesca e cofondatrice. Ma nascono anche le comunità luterane del golfo di lingua italiana (torre annunziata, torre del greco, santa Maria la bruna), nasce il consiglio dei pastori di Napoli, di cui pastoreGerhart Reinke è uno dei promotori. Nel 1968 si inaugura l’ospedale evangelico “villa Betania “, apertosi grazie anche agli aiuti determinanti ottenuti, tramite la comunità e le relazioni del pastore Leudemann, da opere quali il Gustavo Adolf Werk, “dasDiakonische Werk “, Brot fùr dier Welt” e di cui un nostro membro è stato per 25 anni amministratore a titolo onorifico.

Da questa piccola comunità vengono negli anni settanta tre di cinque membri del concistoro della chiesa evangelica luterana in Italia il pastore Adolf Luedemann, Decano, tedesco; e Eduardo Bachrach, presidente del sinodo, italiano; Herbert Wanner, tesoriere, svizzero. Nell’1985 compare la comunità svizzera di lingua francese, che riconfluisce nella comunità evangelica di lingua tedesca, che nelle 1989 con l’approvazione di un nuovo statuto diviene la comunità evangelica luterana di Napoli. Gli elementi qualificanti quindi non sono più la nazionalità o la lingua, ma la tradizione e la sede della Riforma professata dalla confessione di Augusta, pur con un occhio particolare ai nostri membri uniti o riformati.

Oggi quindi ci presentiamo con una forte apertura verso la città: l’edificio di via Carlo Poerio, conosciuto perché quasi nessuno lo aveva visto aperto, oggi, oltre i nostri culti, ospita il giovedì una comunità filippina, sabato una comunità avventiste Ucraina. A maggio -giugno accoglie la stagione dei concerti di primavera, giunto alla terza edizione, ad ottobre-dicembre la stagione dei concerti d’autunno, quest’anno alla sesta edizione, che insieme al concorso letterario e a quello musicale, al laboratorio teatrale e al coro fanno parte le nostre iniziative culturali ” Musica e cultura a piazza dei Martiri “.

Nell’ultimo anno abbiamo pubblicato, utilizzando fondi messici a disposizione dall’otto per mille destinato alla chiesa luterana in Italia, un volume con i 14 racconti brevi finalisti del concorso letterario, abbiamo curato il pregevole catalogo della mostra su Bach in occasione della mostra da noi organizzato a Napoli e ospitato al conservatorio di S. Pietro Majella, abbiamo sponsorizzato insieme al banco di Napoli il catalogo della mostra ” la cultura scientifica e le sue istituzioni ” presso la biblioteca universitaria di Napoli.

piazza-dei-martiriSempre con fondi dell’otto per mille abbiamo destinato aiuti a ” crescere insieme “, un’organizzazione che si occupa del recupero dei tossicodipendenti del quartiere sanità, 5 borse lavoro ad altrettanti giovani cosi detti a rischio nel quadro del progetto ” Nisida futuro ragazzi “, un microtomo congelatore all’ospedale villa Betania per analisi rapide infraoperatorie, utili soprattutto durante le operazioni per tumore al seno, una piscina per disabili e Ischia, contributi all’istituto per anziani ” don rione ” a Ischia, alle parrocchie di S. Gaetano e di S. Michele ad Ischia per lavori di manutenzione alle loro chiese che fra l’altro ci vengano fraternamente messe a disposizione per i nostri culti sull’isola.

Come si vede Bach è tedesco e luterano, ma tutto il resto delle nostre attività culturali e sociali è per la città, per Napoli, per la Babilonia di Geremia, per una Babilonia nella quale siamo venuti ben oltre settant’anni fa e nella quale abbiano intenzione di rimanere, dove abbiamo preso moglie e dato moglie ai nostri figli, nella speranza di non diminuire.

Riccardo Bachrach

Il fondatore

Adolphe Monod * Copenhagen 21 gennaio 1802 – † Parigi 6 aprile 1856

Dal febbraio 1826 al ottobre 1827 il giovane teologo riformato, figlio di un pastore di origine svizzera-francese, si fermò a Napoli per invito di un suo amico. Essendo stato in contatto con l’ambasciatore Bunsen a Roma, si era deciso di incontrare gli evangelici, svizzeri e tedeschi, che da tempo bramavano di ottenere il servizio del culto evangelico.
Monod era un figlio del nuovo risveglio spirituale, stimolato dal teologo scozzese Thomas Erskine. Con la sua attività pastorale e la celebrazione del Sacramento, fondò a Napoli la prima comunità evangelica nella ambasciata di Prussia.
Solo 18 mesi della sua vita restò a Napoli – ma per noi con effetto importantissimo.

Altra notizie su Adolphe Monod possono essere reperite su Wikipedia.

Cenni storici

LA COMUNITÀ EVANGELICA LUTERANA DI NAPOLI

Nel 1826 nasce a Napoli la Comunità Evangelica Franco-Tedesca ad iniziativa di una elìte di cittadini stranieri, appartenenti all’aristocrazia o all’alta borghesia dell’epoca. Appartengono a svariate confessioni protestanti, luterani, riformati, uniti. Parlano molte lingue, ma nella Comunità si parla tedesco e francese. Il tedesco perché è la lingua della Mitteleuropa, il francese perché è la lingua della diplomazia e lo parlano tutti. Fin dall’origine questa Comunità è sovranazionale, interdenominazionale (oggi si direbbe ecumenica) e bilingue.

Sede dei culti è la cappella dell’ambasciata del Regno di Prussia, che gode di extraterritorialità e quindi non è accessibile alla polizia borbonica. Per inciso ricordiamo che con l’unità d’Italia e lo scioglimento delle ambasciate, l’edificio sede della legazione prussiana a via Cappella Vecchia 21 fu acquistato dalla famiglia Rothschild e donata alla Comunità ebraica. La cappella è oggi la sinagoga di Napoli.

La Comunità è da subito molto attiva anche in ambito sociale. Vengono gestite quattro casse: una per i poveri in generale, una per le esequie per i poveri, una per gli orfani, una per i soldati svizzeri detenuti. Dal 1839 funziona anche il primo ospedale evangelico in un appartamento affittato: una specie di infermeria per i poveri e per i marinai stranieri ammalatisi sulle navi che fanno scalo a Napoli.

Dopo l’unità d’Italia, nel 1860, il “dittatore” Garibaldi concede alla Comunità Anglicana ed alla Comunità Evangelica Franco-Tedesca l’autorizzazione a costruire ognuna il suo tempio. In omaggio a tale evento l’Assemblea generale del 1861 sancisce che nella Comunità sono ammesse tre lingue: tedesco, francese e … italiano! Cinque anni dopo viene inaugurata la chiesa di via Carlo Poerio, ma da due Comunità che resteranno divise per oltre cento anni: una di lingua tedesca ed una di lingua francese, formata soprattutto da membri di nazionalità svizzera e di confessione calvinista, ognuna con il suo Consiglio, ognuna con il suo Presidente.

Seguono anni di consolidamento della Comunità di lingua tedesca, che evidentemente gode di buona salute economica. Nel 1866 la scuola viene trasferita nei locali di via Egiziaca a Pizzofalcone 60, che nel 1891 vengono acquistati grazie anche ad un generoso intervento del Presidente Julius Aselmeyer. Nel 1889 viene acquistata Villa Casalta a Largo Terracina, che diventa sede dell’ospedale evangelico. La Comunità prospera in una vita di tipo “coloniale”.

Le due guerre mondiali mettono in crisi anche la sopravvivenza della Comunità: nella prima guerra mondiale i tedeschi erano nemici fin dall’inizio, nella seconda nella parte finale. Ciò ha comportato l’esodo di buona parte dei suoi membri e problemi anche per le proprietà immobiliari, che sono state salvate grazie ad una serie di circostanze ed anche dalla collaborazione fraterna della Comunità svizzera di lingua francese.

Nel secondo dopoguerra la Comunità partecipa a due grandi avvenimenti: nel 1948 alla costituzione della Chiesa Evangelica Luterana in Italia e nel 1968 alla inaugurazione dell’Ospedale Evangelico Villa Betania. Fatalmente la componente tedesca si sta assottigliando ed ha un difficile ricambio. Attualmente la Comunità è composta da circa 120 membri: a Napoli da membri di vecchie famiglie residenti che dopo alcune generazioni vengono assorbite dal contesto, sia come lingua che come confessione religiosa, e da membri di recente acquisizione di origine italiana, mentre a Ischia esiste un gruppo, soprattutto donne che hanno sposato in famiglie locali, le quali invece trovano conforto e sostegno anche nella lingua madre. A questi si aggiungono i resti della Comunità svizzera di lingua francese che si scioglie nel 1985 e che confluisce in quella di lingua tedesca, la quale a sua volta nel 1989 con l’approvazione di un nuovo statuto si trasforma in Comunità evangelica luterana di Napoli. Oggi quindi l’elemento qualificante non è più la lingua o la nazionalità ma la fede e la tradizione luterana.

Fino agli anni settanta del secolo scorso il territorio della Comunità comprendeva tutta l’Italia meridionale. Il pastore di Napoli visitava periodicamente Bari, Messina, la Sicilia. Ed il lavoro si svolgeva sin dall’inizio in una impostazione più regionale che locale. Scafati, Alife, Piedimonte Matese e persino Salerno erano delle dipendenze pastorali. Una filiale molto pregiata era addirittura l’isola di Capri dove la ricca e benestante comunità possedeva una bellissima cappella, che da poco è tornata in proprietà della comunità partenopea. La cura e la manutenzione degli edifici per noi significa un incarico di responsabilità, conservando ed ampliando così il lascito che i nostri antenati hanno acquistato a favore del lavoro evangelico a Napoli.

L’attività di oggi si svolge su tre linee portanti: in primo luogo con l’annuncio del Vangelo sia come celebrazione dei culti, incontri, dibattiti, insegnamento, formazione e informazione. Poi con le attività sociali con l’attiva partecipazione alla vita dell’Ospedale evangelico Villa Betania. La terza linea riguarda le attività culturali che servono anche per fare conoscere l’esistenza di una Chiesa luterana in Italia. Queste fanno parte del progetto Musica e cultura a piazza dei Martiri, che comprende due rassegne musicali, i “Concerti di primavera” ed i “Concerti d’autunno”, il Concorso Nazionale di composizione di musica corale su testi sacri, il Concorso Nazionale letterario di racconti brevi, il coro luterano di Napoli con i suoi incontri settimanali.

Uno dei compiti più importanti per la comunità è sicuramente quello di sviluppare con attenzione ed amore le possibilità di accoglienza per una crescente clientela di interessati italiani. L’aprirsi verso il mondo napoletano significa una sfida, ma anche una grande soddisfazione perché in essa si realizza il compito che come tutte le chiesa abbiamo ereditato: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28).

La comunità di oggi

Nel 2005 la comunità di Napoli consiste di 115 membri iscritti di ogni età, Italiani e Tedeschi.
È un numero non tanto elevato, e si dimostra così nel classico aspetto di una comunità di diaspora. Il programma della comunità si rivolge anche a un gran numero di interessati, amici, sostenitori e compagni. La nostra realtà vissuta è basata su tre colonne:

1. L’annuncio del Vangelo nel tempo moderno come incarico a tutte le comunità cristiane

I culti nel rito luterano, basati sulla fonte della fede, le sacre scritture del antico e nuovo testamento è il compito più nobile della nostra comunità. I culti domenicali e gli incontri durante l’anno offrono la possibilità di rinnovo spirituale e sociale, in quanto il tempo insieme è sempre importante per rafforzare la identità religiosa con e tra gli amici.

L’annuncio del Vangelo secondo la convinzione della Chiesa Luterana non è basata solo sulla recitazione dei testi o presentare un rito di celebrazione e di adorazione, ma anche nell’impegnarsi nella catechesi, cioè nell’insegnamento ai credenti e nello svolgere con cautela e responsabilità l’eredità culturale della fede cristiana evangelica. L’attività dei concerti e concorsi (vede voci) è rappresentativo per questo obiettivo, ma anche l’istituzione del nostro coro (vede voce) ne rende conto. Un Bach o un Brahms sono i più noti e più esponenti luterani di altro livello musicale, ma l’impegno culturale in genere offre una possibilità d’incontro con la religione e così aiuta all’approfondire la propria fede. In tale modo, con le nostre attività vorremmo realizzare la promozione della fede evangelica luterana con l’impegno di spiegazione profonda, amichevole e convincente.

2. La custodia della tradizione luterana e dei suoi aspetti mitteleuropei

Le lingue di origine della nostra comunità sono il francese ed il tedesco. Sin dall’ìnizio la diversità della cultura ha definito il valore e la particolarità di essa. Ancora oggi la presenza dei tedeschi è significativo per l’insieme della nostra struttura comunitaria e per le attività svolte.
Ci sono gli incontri mattutini di formazione, di comunanza e di conversazione in tedesco (gruppo donne). Ci sono anche i pomeriggi dei bambini con le loro giovani madri tedesche che aiutano una manutenzione della lingua tedesca anche alla prossima generazione.

L’identità teologica della Chiesa Luterana

Da noi si istruiscono anche i fedeli che qui il termine “fede” non significa soltanto credere che un certo fatto storico è accaduto – anche gli empi e il diavolo hanno tale fede! -, ma significa fede che non crede solo nel racconto storico, ma anche nell’effetto del fatto storico, e cioè in particolare crede questo articolo di fede, la remissione dei peccati, e cioè che, mediante Cristo, abbiamo la grazia, la giustizia e la remissione dei peccati. (CA XX)

Cari visitatori del sito,

alla soglia tra il medioevo e l’era moderna la Riforma proponeva un nuovo significato di fede e cioè fede innanzitutto come rapporto fiducioso e personale con Dio. Esso è costituito da parte di Dio dal suo perdono e dall’accoglimento incondizionato dell’uomo, la cosiddetta giustificazione per sola grazia, e da parte dell’uomo dalla fede in questo suo accoglimento. Intorno a questo rapporto diretto Lutero ed altri riformatori hanno sviluppato la loro concezione della religione, che in seguito diventò fondamentale per tutta l’era moderna. Al centro della riforma si trova il Vangelo della grazia divina che Lutero contrappose al concetto della auto-giustificazione per mezzo delle proprie opere. Con il richiamo alla Bibbia furono eliminati abusi e deviazioni, la devozione selvaggia a reliquie e santi nonché una visione troppo statica ed esteriore della fede e dell’etica. La Riforma anticipò criteri di parità oltre che tra laici e religiosi, anche tra uomo e donna; essenzializzò e semplificò, anticipò i concetti più moderni di individuo e libertà nella responsabilità e dette una risposta di fede, pensiero e cultura che contribuì ad un’evoluzione anche sociale.

Per promuovere la verità dell’Evangelo Lutero si rivoltò contro papa e concili, ma mai è stata da parte sua l’intenzione di provocare uno scisma o di fondare una nuova religione. Voleva semplicemente riportare Cristo al centro della fede e protestò contro alcuni abusi. Con la Chiesa Cattolica Romana (e quella Ortodossa) ci uniscono le cose fondamentali come la Bibbia, il credo apostolico e quello di Nicea-Costantinopoli e moltissime altre cose. Supponendo che voi conosciate le basi del Cristianesimo, in questa sede mi limito a descrivere alcuni punti fondamentali specificatamente luterani.
Comincerò con una piccola introduzione storica per poi indicare i mezzi mediante i quali lo Spirito opera la fede in noi e cioè la parola e i sacramenti. Segue poi il centro dell’Evangelo: la giustificazione sola grazia. Esaminerò le conseguenze della giustificazione: la libertà cristiana, il sacerdozio universale e infine la nostra comprensione di Chiesa. Concluderò con uno sguardo all’ecumenismo.

Una svolta epocale

Ma vediamo dal principio. All’inizio del cinquecento la concezione del mondo medievale era in crisi. Che cosa era successo? Grandi cambiamenti stavano accadendo. I commercianti e le città arricchite chiedevano maggiore autonomia. Gli stati rafforzarti mettevano in dubbio il monopolio dell’autorità ecclesiale. Il rinascimento aveva riscoperto l’uomo come individuo. Macchiavelli proclamava un individualismo spietato. Le scienze mettevano in dubbio il sapere d’allora. L’America era stata scoperta. Poco dopo Lutero, Copernico proclamava che il sole non girava attorno alla terra, ma la terra terra attorno al sole. L’invenzione della stampa cambiava l’aspetto del libro, né cambiava la sua percezione ed importanza ed apriva nuove possibilità di comunicazione. L’umanesimo criticava la chiesa con l’aiuto delle fonti, cioè con la Bibbia. Quindi tutto veniva capovolto. In questo contesto la chiesa, garante del vecchio ordine medievale, si trovava anch’essa in crisi e la sua decadenza includeva materialismo, pretesa esagerata di potere politico, corruzione, immoralità e mancanza di istruzione generale e religiosa di gran parte del clero e dei laici. In questo stato e sotto la visione cambiata dell’uomo e del mondo, essa non appariva più credibile per garantire la salvezza all’uomo.
Il 31.10.1517 Martin Luther affisse 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg. Da li prese inizio la riforma che trasformò la vita religiosa in tutta l’Europa del nord e dette concetti basilari a varie chiese evangeliche. In quell’epoca l’Europa ribolliva e manifestava ovunque iniziative di riforme. Alla sensibilità religiosa di Lutero ed al suo genio spetta il merito di aver percepito il disagio della sua epoca e d’aver dato a tutti le chiavi per risolverlo. In un certo senso ha unito e guidato tutto il movimento della Riforma, anche se la radicalità religiosa ed il suo rigorismo l’hanno man mano isolato in un movimento che andava avanti ormai da solo. Dopo lo scisma con Roma seguiva quello con l’ala radicale della Riforma, con Zwingli sulla questione della presenza reale di Cristo nell’eucaristia e con l’umanesimo sulla questione della nostra totale incapacità di fronte a Dio. In tutti questi scontri Lutero si basava radicalmente sulla Bibbia che è il fondamento della teologia luterana e il mezzo mediante il quale lo Spirito Santo crea la fede in noi. Contrappose l’autorità della Bibbia contro quella dei papi e dei concili che riteneva potessero anche sbagliare. Probabilmente fu il mettere in questione l’autorità della chiesa, piuttosto che la sua teologia della giustificazione, a condurre allo scisma tra le chiese della Riforma e la Chiesa Cattolica Romana.

La Parola di Dio

Per Lutero la Bibbia non è semplicemente un elenco di informazioni o prescrizioni, ma è la Parola di Dio vivente. La Parola di Dio è creativa e potente. La sua Parola uccide e vivifica! Essa non è semplicemente identica con la Bibbia, ma la Bibbia la testimonia e “promuove”. Lutero dava particolare attenzione alla predicazione in cui si attualizza – se Dio vuole – la Parola di Dio.
Nell’incontro con la Parola vivente l’uomo viene posto davanti a Dio. Nella predicazione della legge riconosce quanto è lontano da lui. Nell’ascolto dell’Evangelo gli viene rivelato l’amore di Dio e si riconosce perdonato e accolto. Così lo Spirito, mediante la Parola, trasforma l’uomo in un processo di morte (alla vecchia vita centrata su se stesso) e risurrezione (a una nuova vita unita a Cristo nella fede).
Al centro della Bibbia sta l’Evangelo di Gesù Cristo, che è diventato uomo, è morto ed è risuscitato per riconciliarci con Dio. Nell’uomo Gesù che soffre per noi in croce, possiamo riconoscere l’amore di Dio. Il fatto che la Bibbia ha un centro, permette di distinguere passaggi chiari e oscuri, importanti e meno importanti. Si potrebbe dire che la Bibbia è parola di Dio in quanto promuove Gesù Cristo.
Essendo parola di Dio, la Bibbia spiega se stessa e non ci possono essere autorità umane al di sopra di essa. Per questo i riformatori hanno proclamato il principio “sola scrittura”, cioè soltanto la Bibbia ha autorità in questioni di fede, non papi o concili. Mediante la predicazione e la diffusione della Bibbia viene suscitata la fede e quindi allargato il regno di Dio.

I sacramenti

Oltre alla predicazione, la fede viene suscitata e nutrita dai sacramenti che però sono da vedere insieme alla parola. Non è l’acqua o il pane e vino che salvano, ma la Parola insieme a loro. Certamente Dio è presente ovunque, ma ciò non significa che lo possiamo riconoscere ovunque. Invece Dio ci ha dato la promessa di essere presente nei segni da lui indicate. Visto che i segni diventano sacramento non a causa della sua amministrazione da parte dell’uomo o della chiesa, ma a causa della promessa, i riformatori li chiamano anche “parola visibile”. Sono un altro modo di comunicare l’Evangelo. Come la parola predicata, anche i sacramenti suscitano e rinforzano la fede. Un sacramento è un segno, istituito da Gesù Cristo e legato ad una promessa di salvezza. A questi criteri corrispondono il Battesimo e la Santa Cena (Eucaristia).

Il Battesimo

Il battesimo è il sacramento iniziatore. È il dono dello Spirito, il perdono dei peccati e l’accoglimento nella Chiesa. È unico e valido per tutta la vita, per cui non si ribattezza chi già è stato battezzato prima, sia pure in un’altra chiesa. Generalmente battezziamo i bambini, perché il Battesimo è dono di Dio e non può dipendere da un nostro sviluppo intellettuale o spirituale. Inoltre non deve essere visto come un atto isolato, ma ogni giorno della nostra vita dobbiamo ritornare al battesimo e rinascere ad una nuova vita unita a Cristo.

La Santa Cena

La Santa Cena è il sacramento che ci nutre e che ci rinforza nella fede durante il nostro cammino di credenti. In essa il credente è in comunione con Cristo che “in, con e sotto” il pane e il vino è realmente presente. Lutero rifiuta però la teoria della transustanziazione, perché teme che venga applicato uno schema interpretativo non preso dalla Bibbia (in questo caso la filosofia di Aristotele con la sua distinzione tra sostanza e qualità). Lutero vede il pericolo rappresentato dal fatto che la filosofia di Aristotele viene usata come schema e misura alla quale la comprensione della Sacra Scrittura deve adeguarsi. Lutero stesso non dà una spiegazione esauriente su come sia da concepire la presenza reale del corpo e del sangue di Cristo. Egli si basa sul testo biblico in cui Gesù dice: “Questo è il mio corpo.” A queste parole si deve credere senza cercare di rendere accessibile questo mistero alla ragione umana. Più tardi si è chiamato il concetto luterano consustanziazione. Il pane resta pane e il vino resta vino, ma assieme a loro ci sono anche, realmente presenti, il corpo e il sangue di Cristo.
Oltre alla transustanziazione Lutero nega la visione dell’Eucaristia come sacrificio e la sua celebrazione da soli – soprattutto se fatta per la salvezza dei defunti. La Riforma è ritornata alla distribuzione sotto le due specie, cioè pane e vino. Contro altri riformatori (p.es. Zwingli) Lutero difende la presenza reale di Cristo.


Visto che la validità del sacramento dipende da Dio e non dall’uomo, la chiesa può incaricare anche laici per l’amministrazione del sacramento. Visto che Cristo e non l’uomo invita alla Santa Cena, nelle chiese protestanti possono partecipare tutti i cristiani, indipendentemente dalla loro confessione.
Nel sacramento incontriamo un mistero che non possiamo razionalizzare completamente e di cui non possiamo disporre, che non si rivolge solo alla ragione, ma a tutto l’uomo (come d’altronde anche la Parola). Nella sua corporalità i sacramenti ci ricordano che Dio è diventato uomo e che noi stessi siamo spirito e corpo.

La giustificazione per sola grazia mediante la fede
Dopo aver visto che la fede è un dono di Dio che Egli ci dà, irrompendo nella nostra vita mediante l’annunzio dell’Evangelo, esaminiamo ora il contenuto della fede e cioè in particolare la giustificazione del peccatore. Con la giustificazione per sola grazia mediante la fede trattiamo adesso l’articulus stantis et cadentis ecclesia, l’articolo cioè su cui è costruita tutta la teologia luterana.
La citazione, che ho posto all’inizio, ci ha mostrato che avere fede non significa semplicemente credere che Dio esista – questo lo credono anche i diavoli – ma significa innanzitutto credere che Dio mi ama e che mi ha perdonato e accolto in modo incondizionato così come sono.
Questa è la risposta sulla domanda chiave: “Come posso essere salvato?”, oppure nel linguaggio del cinquecento che immaginava Dio come un giudice pronto a giudicarci secondo le nostre opere: “Come posso essere giusto davanti a Dio?”, oppure nella famosa formulazione di Lutero: “Come posso avere un Dio misericordioso?”

Questa domanda fondamentale era quella che tormentava Lutero e la gente della sua epoca, ma penso che anche oggi, sia pure con altri concetti e parole, questa sia la domanda centrale. La gente comune al tempo di Lutero aveva una risposta a questa domanda: mantenere i comandamenti di Dio e le prescrizioni della chiesa, ricevere regolarmente i sacramenti e fare buone opere: così può salvarsi. Anche Lutero inizialmente seguì questa strada e scelse subito quella più sicura, diventando monaco. Diventare monaco era un modo per guadagnarsi la salvezza. Il monachesimo fu visto come una via superiore e più santa per raggiungere il paradiso. Infatti Lutero fu tormentato dalla paura della propria salvezza. Praticava le mortificazioni con grande zelo. Pregava più degli altri, digiunava di più, vegliava di più, passava lunghe ore nel confessionale, al punto tale che i suoi superiori si preoccupavano seriamente per lui. Ma tutto ciò non bastava per rendere Lutero certo della propria salvezza. Gli rimaneva sempre la sensazione di non essere perfetto, di non corrispondere al 100 per 100 alla volontà di Dio. Aveva questo dubbio nonostante la sua vita impeccabile. Si sentiva sempre un peccatore.

Ma vi è una differente interpretazione del peccato e del peccatore. La chiesa cattolica romana considera la legge in modo letterale, per cui peccare significa fare idolatria, rubare, mentire, uccidere, ecc. Una persona battezzata che si astiene da questi atti non può essere considerata un peccatore.
I luterani invece considerano la legge sotto il profilo spirituale. Prendiamo p.es. la legge “non rubare”. Secondo l’interpretazione di Lutero già un commerciante, che sfrutta un suo monopolio per vendere la sua merce ad un prezzo troppo alto e che quindi si arricchisce a spese degli altri, è in fondo un ladro e pecca sicuramente contro la legge divina. La legge più importante è la prima: “Io sono il Signore, il tuo Dio, non aver altri dei accanto a me”. Il nostro peccato radicale è proprio questo, che: noi, esseri umani, non lasciamo che Dio sia Dio, ma vogliamo essere dei noi stessi; che noi non amiamo Dio con tutto il cuore, ma che amiamo noi stessi più di lui; che non mettiamo Dio al centro della nostra attenzione, ma bensì noi stessi; che non realizziamo la volontà di Dio, ma vogliamo realizzare la nostra volontà. Quindi per Lutero già il fatto di non amare Dio sufficientemente è un peccato e quindi siamo peccatori anche se siamo battezzati ed anche se non commettiamo nessun crimine nel senso umano. Il vero crimine è il nostro egocentrismo. Infatti i riformatori definivano l’uomo peccatore come “uomo inclinato su se stesso”.
Per comprendere la teologia luterana della giustificazione dobbiamo tener conto di questa differente definizione del peccato. È una definizione che mette al centro dell’attenzione la relazione con Dio. Peccato è tutto ciò che viene fatto al di fuori dall’unione con Dio, anche se esteriormente può sembrare buono.
È chiaro che Lutero con tutti i suoi sforzi doveva disperare, perché alla fine solo Dio è buono. Infatti Lutero tremava di fronte alla giustizia di Dio, che, onnisciente e perfettamente giusto, doveva inevitabilmente consegnare il peccatore alla perdizione.

Nella Bibbia trovava poi la risposta alle sue domande riflettendo su Romani 1,17.18. Lutero descriveva la sua scoperta riformatoria come segue:

Mentre meditavo giorno e notte ed esaminavo il concatenamento delle parole seguenti: La giustizia di Dio è rivelata in esso (cioè nell’evangelo) da fede a fede come è scritto: il giusto vivrà per fede, cominciai a capire che la giustizia di Dio è quella per la quale il giusto vive per il dono di Dio, cioè per la fede, e che la giustizia di Dio significa qui la giustizia che Dio dona, per mezzo della quale il giusto “vive”, se ha fede. Il senso della frase è dunque questo: l’evangelo ci rivela sì la giustizia di Dio, ma la giustizia passiva, per mezzo della quale Dio, nella sua misericordia, ci giustifica mediante la fede, come è scritto: il giusto vivrà per fede. A questo punto mi sentii rinascere, e mi parve che si spalancassero per me molte porte del paradiso.

Cominciai a percorrere le Scritture, e notai altri termini che si dovevano spiegare in modo analogo: l’opera di Dio, cioè l’opera che egli compie in noi; la potenza di Dio, mediante la quale egli ci dà forza; la salvezza, la gloria di Dio. Come avevo odiato prima l’espressione giustizia di Dio, altrettanto amavo ed esaltavo ora quella parola dolcissima. Così quel passo di Paolo divenne per me la porta del paradiso. In seguito lessi lo scritto di Agostino “De Spiritu et littera” e mi accorsi che interpreta la giustizia di Dio in modo del tutto analogo, cioè intende la giustizia di cui Dio ci riveste, giustificandoci. Ebbi così la gioia di constatare che la giustizia di Dio, per Agostino, è quella grazia a cui siamo giustificati. (WA LIV,185s)

Quindi la giustizia di Dio non è quella con la quale egli ci giudica, ma quella con la quale ci rende giusti. Dio è diventato uomo in Gesù Cristo ed è stato crocifisso per i nostri peccati. In Cristo Dio riconcilia il mondo con se stesso. Così Gesù Cristo diventa la nostra giustizia e la nostra salvezza. Con ciò abbiamo già afferrato uno dei principi fondamentali del luteranesimo: Solus Cristus.


La giustizia del credente non sono i suoi meriti, ma l’oggetto della fede, cioè Cristo. Questo significa che la nostra giustizia non è qualcosa che ci appartiene, ma che sta fuori di noi. Allora è chiaro che questa giustizia non può né aumentare né diminuire, perché Cristo è sempre perfetto. La nostra giustizia è completamente indipendente da ciò che facciamo o non facciamo, perché sta fuori di noi. Non c’è bisogno e non è possibile aggiungere da parte dell’uomo qualcosa alla giustizia. Ciò non significa che non potremmo procedere nella santificazione della nostra vita, anzi è un compito che ci occupa tutta la vita, solo che non lo facciamo per diventare giusti, ma perché Dio ci ha fatto giusti.

Visto che la giustizia sta fuori di noi, è una giustizia creduta. Crediamo che Dio ci dichiari giusti per mezzo di Gesù Cristo. Questa dichiarazione non significa che siamo anche giusti, ma solo che siamo dichiarati giusti. Siamo giusti davanti a Dio, ma come uomini di questo mondo siamo ancora peccatori. Quindi non può mai accadere che l’uomo cada in una falsa sicurezza, perché come uomo di questo mondo si vede peccatore e deve temere la condanna. Ma nella fede in Cristo siamo certi della nostra salvezza per mezzo dell’Evangelo. Rimaniamo ancora peccatori, ma il peccato non ci può fare disperare, perché lo sappiamo già vinto. La famosa formula dice simul iustus et peccator, giustificato e peccatore nello stesso tempo. Questa contemporaneità però non indica due cose dello stesso valore. Il peccato è già vinto e un giorno sarà abolito completamente.

La giustizia in Cristo non la si può provare o misurare, perché non ci appartiene. Può essere solo creduta. La fede ci unisce a Cristo e ci rende partecipi della sua opera di salvezza. Quindi possiamo dire che la fede ci salva. Questo è un altro dei principi fondamentali: sola fide, soltanto mediante la fede. Che la fede salvi non è niente di particolare. Il punto controverso è il “soltanto”. Ciò significa che non siamo salvati soltanto a seguito di una vita di fede, ma che la fede è l’unico elemento che determina la salvezza. Le opere non c’entrano proprio niente.

A questo proposito si sente spesso un rimprovero da parte della Chiesa Cattolica Romana: “Se le opere non c’entrano con la salvezza, i luterani possono comportarsi male senza conseguenze.” Questo fraintendimento non tiene conto del fatto che Lutero ha definito la fede in modo nuovo. Mentre a suo tempo il concetto di fede si limitava soprattutto a ritenere vere certe verità, Lutero descriveva la fede innanzitutto come fiducia. La fede indica una relazione personale con Dio che è molto intenso fino a poter parlare di un’unione. È chiaro che chi vive in una relazione così stretta con Dio cerca di corrispondere in ogni cosa alla sua volontà – o meglio: è Dio che agisce mediante noi. Non è pensabile che uno abbia la fede e viva in modo egocentrico.
Le buone opere sono quindi la conseguenza naturale della fede e non un merito dell’uomo. Anche la fede stessa non è un merito, ma un dono di Dio. In tutta la faccenda della giustificazione l’uomo è un ricevente passivo. La giustificazione viene operata interamente da Dio. Come motivo per l’agire di Dio la Bibbia ci indica l’amore e la misericordia di Dio. Noi peccatori non abbiamo nessun diritto alla salvezza. Dio opera la giustificazione sola gratia, per sola grazia.
Questo messaggio è importante soprattutto oggi in una società che valuta le persone soltanto secondo la loro prestazione ed in cui le persone valutano anche se stesse secondo la propria prestazione. La giustificazione sola grazia corregge il nostro modo di valorizzare o di devalorizzare noi stessi e gli altri. Ci insegna che una persona ha il suo valore indipendentemente dalla sua prestazione, quindi non importa se è giovane o anziano, sano o handicappato. Ci insegna a vedere noi stessi come figli di Dio amati e a comportarci in modo diverso con il prossimo, rendendo più vivibile un mondo senza pietà con il concetto della grazia.

Lutero scrisse:

Cristo è la grazia di Dio, la sua misericordia, giustizia, verità,saggezza, forza, consolazione e beatitudine, datoci da Dio senza alcun merito. Dico Cristo: non (come dicono molti con parole cieche) causaliter, cioè che Egli dia giustizia e resta fuori,perché una tale giustizia è morta, anzi non è mai esistita, ma lagiustizia c’è solo quando c’è anche Cristo –così come non c’èlo splendore del sole o il calore del fuoco, dove non sono sole efuoco. (WA I, 219)

E generalmente, caro Brenz, affinché io capisca la cosa meglio,me la immagino così che nessuna qualità, che si chiama fede ocarità, si trovi nel mio cuore. Però lì metto Gesù Cristo e dico:questa è la mia giustizia. Egli è la mia qualità e la mia giustizia(come si dice) formale, in modo che sono libero ed emancipatosia dall’ambito della legge e delle opere che dall’ambito diquello Cristo oggettivo, che viene concepito o come maestro ocome donatore. Ma voglio che Egli stesso mi sia dono odottrina, affinché io possa avere ogni cosa in Lui. Così comedice: “Io sono la via, la verità e la vita.” Non dice: “Io ti do lavia, la verità e la vita.”, come se operasse tale cose in me standofuori. In me deve essere, rimanere, vivere, parlare: non per me,ma in me (2. Cor. 6), affinché potessimo essere la giustizia diDio in Lui, non per una scelta o per doni successivi. (WAB VI,100s)

Ecco perché metto la fede così in alto e tiro dentro tutte le opere, mentre ripudio tutte le opere che non vengono dalla fede… Qui ognuno stesso può cogliere e sentire, quando fa qualcosa di buono o meno. Quando trova il suo cuore nella certezza, che l’opera piace a Dio, è buona, anche se fosse così insignificante come alzare una canna. Se non c’è la certezza o se ne dubita, l’opera non è buona, anche se dovesse risvegliare i morti o se l’uomo si facesse bruciare come martire. (WA VI 205)

La centralità di Cristo e della sua croce

Come possiamo conoscere l’amore di Dio? Con la ragione e la speculazione non possiamo conoscere Dio. Dio, o meglio la volontà di Dio, viene conosciuta attraverso la contemplazione di Gesù Cristo, più esattamente della sua umanità. Lutero rifiuta ogni speculazione filosofica, perché significherebbe descrivere Dio secondo le proprie idee e i propri desideri. Con ciò ci mettiamo al di sopra di Dio e l’immaginiamo come vogliamo. Questo per Lutero è la forma più grave del peccato. Invece possiamo conoscere Dio là dove Egli si è rivelato, cioè in Gesù Cristo. Solo lui o meglio la sua umanità può essere oggetto della nostra ricerca su Dio. Soltanto mediante Gesù Cristo possiamo comprendere il Padre.
Chi cerca un’altra via per conoscere Dio precipita nell’abisso. Quest’avvertenza per noi non è facile da capire. Lutero non intendeva un abisso che si trova tra noi e Dio, ma per lui Dio stesso era l’abisso: un Dio incomprensibile, terrificante, un giudice severo, il Dio onnipotente di un mondo pieno di peccato e sofferenza. Conoscere un tale Dio significherebbe conoscere la sua ira e dover disperare e perire inorriditi. In Cristo invece Dio ci rivela il suo amore, la sua giustizia e bontà.
Quest’amore lo possiamo riconoscere in tutta la vita di Gesù, ma in particolare nel volto umano di Gesù sofferente sulla croce. Dico nel volto umano, però in esso traspare Dio che con Gesù soffre e muore sulla croce. Mai l’amore, la misericordia e vicinanza di Dio sono stati così evidenti come in quel momento. Dio muore per noi, ma è il vivente. La morte non ha potere sulla vita. Chi unisce la sua vita nella fede a Gesù Cristo non deve più temere la morte. Così la croce diviene fonte di salvezza. Essa è quel luogo al centro della storia del mondo, dove tutti gli uomini si rivelano come nemici di Dio, ma anche il luogo dove ci riconosciamo amati e preziosi agli occhi di Dio e dove Dio ci dà nuova vita.

La libertà cristiana
Dalla giustificazione per sola grazia l’uomo riceve una grande libertà. Lutero cominciò il suo famoso libro sulla libertà del Cristiano con queste due frasi antitetiche: “Il cristiano è un libero padrone di ogni cosa e sottomesso a nessuno. Il cristiano è un servitore in ogni cosa e sottomesso ad ognuno”.
Se l’uomo è già salvato indipendentemente dalle sue opere, allora l’uomo può fare quello che vuole. Chi sta sotto la grazia, non sta più sotto la legge. È libero. Però questa libertà scaturisce dal legame della fede con Dio che è amore. L’amore è il contenuto della fede e quindi anche il contenuto della libertà. Quindi non è una libertà arbitraria, ma legata dall’amore che ci rende servitori di tutti. Il cristiano è libero grazie alla giustificazione per sola grazia, ma l’amore lo mette al servizio di tutti. La libertà dell’amore è l’unica libertà senza leggi che agisce in modo costruttivo e non distruttivo nel mondo. Visto che l’amore ci responsabilizza verso il nostro prossimo, questo concetto di libertà viene chiamata anche “libertà nella responsabilità”.
Grazie a questa libertà nella responsabilità il protestantesimo ha la capacità di affrontare le grandi questioni etiche dei nostri tempi senza pregiudizi dogmatici ed è flessibile a rinnovare la sua vita in dialogo con i cambiamenti della cultura moderna in cui vive.

Il sacerdozio universale

Se Cristo è l’unico salvatore e mediatore tra uomo e Dio e se la fede come rapporto diretto con Cristo ci salva, non ci possono essere altri mediatori tra Dio e uomo: né la chiesa, né i santi, né la Madonna, né i sacerdoti. Cristo è l’unico sacerdote, o detto in altre parole: siamo tutti sacerdoti. Davanti a Dio non ci può essere una differenza tra persona e persona, siamo tutti uguali.
Per questo nella chiesa luterana non c’è una differenza qualitativa tra pastore (giustamente non usiamo il termine “sacerdote”) e laico, ma solo una differenza di compito. Siamo tutti chiamati a testimoniare e a predicare l’Evangelo nella famiglia, sul posto di lavoro e tra gli amici. Facciamo però una differenza per quanto riguarda la predicazione pubblica come avviene p.es. nel culto domenicale. Qui è la chiesa nel suo insieme che presenta il messaggio dell’Evangelo in pubblico, per cui è giusto che la chiesa convochi chi predica. Però le persone chiamate non devono necessariamente essere pastori ordinati, ma possono essere anche laici. Nella nostra chiesa offriamo corsi che preparano uomini e donne alla predicazione pubblica e all’amministrazione dei sacramenti.

L’ecclesiologia

Nella Confessione Augustana del 1530 Art. 7 la chiesa viene definita come segue: “La chiesa è l’assemblea dei credenti in cui l’Evangelo viene predicato puramente e in cui vengono amministrati i sacramenti secondo il Vangelo.” Questa definizione ha senso in quanto, dato che l’Evangelo e i sacramenti operano la fede, si può supporre che là dove sono l’Evangelo ed i sacramenti, ci siano anche dei fedeli. Tutti gli altri caratteristici di una istituzione ecclesiale come forma d’organizzazione, usanze e costumi non sono essenziali per la chiesa perché non stanno in riferimento con la fede e quindi con la salvezza.
Là dove nella Confessione Augustana viene definita la chiesa, non viene menzionato il ministero pastorale. Ciò succede evidentemente per contestare la visione cattolica in cui nell’ordinazione viene attribuita ai sacerdoti una qualità che li differenzia dai laici e che viene ritenuta necessaria per l’amministrazione dei sacramenti. Certo, anche la chiesa luterana conosce il ministero ordinato e nell’articolo 5 della CA leggiamo addirittura che è istituito da Dio. Però non è istituito come l’Evangelo e i sacramenti come mezzo di salvezza, ma con questi si pone anche il compito di annunciare l’Evangelo e di amministrare i sacramenti. Questo generalmente è il compito del ministero ordinato. Possiamo dire che il ministero è lì, dove si pone il compito di annunciare l’Evangelo e di amministrare i sacramenti – e non: il sacramento è li, dove è il ministero.
Visto che davanti a Dio siamo tutti uguali, pastori e laici, è chiaro che c’è anche un’uguaglianza tra uomo e donna. Siamo soliti ordinare le persone adatte senza discriminazione di sesso e in Germania abbiamo anche tre vescove.

Nella visione luterana, la chiesa è l’assemblea dei credenti. Quindi non esiste una chiesa indipendentemente dai credenti, alla quale questi potrebbero partecipare. Siamo noi la chiesa – o meglio una parte di essa. Visto che la chiesa ha le sue radici nella fede delle singole persone, le chiese luterane vedono la piena realizzazione della Chiesa nella comunità locale. È una visione che costruisce la chiesa dal basso e non viceversa. Ciò si rispecchia anche nell’organizzazione della nostra chiesa che comunque può variare da paese a paese.

L’autorità suprema è il Sinodo composto da rappresentanti delle singole Comunità con una chiara maggioranza di laici rispetto ai pastori ordinati. Il Sinodo decide sulle domande più importanti ed elegge il Concistoro che guida la chiesa durante l’anno. Il Sinodo elegge anche il Decano e il Vicedecano che fanno parte del Concistoro e che rappresentano la chiesa nel suo insieme. Tutti gli incarichi sono limitati nel tempo per prevenire abusi di potere e per dare più dinamicità alla vita ecclesiale.

Le singole chiese nazionali o regionali sono uniti nella Federazione Mondiale Luterana che comprende ca. 65 milioni di credenti. Importante è che non si tratta di una chiesa, ma di una federazione. Le singole chiese confederate mantengono una loro autonomia. Per certi versi la nostra organizzazione è simile a quella delle chiese ortodosse.

Possiamo descrivere la chiesa con gli attributi nominati nel credo apostolico: una, santa, universale.
Chiaro è che la chiesa può essere solo una, così come Cristo è solo uno, anche se nel mondo ci sono varie organizzazioni ecclesiali indipendenti. L’unità viene stabilita interiormente grazie alla fede ed esteriormente attraverso i due segni nominati: la predicazione dell’Evangelo e i sacramenti.

La Chiesa è santa

Questo è chiaro, perché Cristo è santo e la Chiesa è corpo di Cristo. Per l’approccio protestante le istituzioni ecclesiali sono sante solo in riferimento a Cristo. Se un’istituzione ecclesiale abbandona la volontà divina, non è più santa. Però possiamo confidare che, ovunque viene annunciato l’evangelo, lo Spirito Santo suscita anche dei santi, cioè credenti che sono santi, non perché sono migliori degli altri, ma perché in ogni situazione della vita e anche nella morte confidano in Dio che è santo.
La chiesa è universale: la chiesa comprende tutti coloro che mediante la fede sono inseriti nel corpo di Cristo in qualsiasi luogo del mondo si trovino e a qualsiasi istituzione ecclesiale appartengano. In Cristo stiamo in comunione. Siamo una cosa sola. Noi come singoli credenti rappresentiamo, in tutto ciò che diciamo e facciamo, la chiesa universale. Viceversa se ilmaligno ci attacca, attacca attraverso noi la chiesa nella sua totalità. Questo ci dà una grande responsabilità, ma anche un grande sostegno.
La chiesa è apostolica: la chiesa luterana sta in successione con la chiesa primitiva in quanto ha conservato l’insegnamento apostolico e i due sacramenti istituiti da Gesù Cristo.
Il credo apostolico conclude: “Credo nella remissione dei peccati, nella resurrezione della carne e nella vita eterna. Amen!” Questi sono i frutti di cui partecipano tutti coloro che appartengono alla santa chiesa universale, la quale si realizza nelle istituzioni ecclesiali in cui viene predicato puramente l’Evangelo e vengono amministrati i sacramenti secondo le scritture.

L’ecumenismo

L’ecclesiologia della chiesa luterana implica che essa rappresenti la vera chiesa una, santa, apostolica e universale, però non da sola e non in modo esclusivo. Perciò per essa è naturale cercare l’unità con le altre confessioni. Con unità non si intende un’unica istituzione ecclesiale con usi e costumi uniformi. Dal nostro punto di vista è sufficiente per l’unità delle chiese che i due elementi fondatori della chiesa siano in armonia, cioè l’Evangelo e i sacramenti. Tutto il resto può anche differenziarsi. Chiamiamo questo modello di unità “diversità riconciliata”.
Dopo ca. 450 anni di separazione, nel 1973 luterani e riformati hanno raggiunto quest’unità nella concordia di Leuenberg. Oggi 103 chiese nazionali e regionali hanno firmato la concordia. Con la concordia di Porvoo 1993 le chiese luterane della Scandinava hanno stabilito un riconoscimento reciproco con la chiesa anglicana. Nel 1999 la Federazione Mondiale Luterana e la Chiesa Cattolica Romana hanno firmato la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, superando così le condanne reciproche in una questione che al tempo della Riforma stava al centro dell’attenzione. Però restano altre questioni che ci dividono, soprattutto le domande cosa sia la chiesa e il ministero ordinato. Con la chiesa ortodossa ci sono tante iniziative di dialogo incoraggianti.
L’ecumenismo è una cosa naturale per la chiesa luterana anche perché persegue gli stessi metodi e cioè: distinguere nella teologia le cose importanti, lasciando da parte cose superflue o devianti. Mettere al centro Gesù Cristo e ritornare alla Bibbia per rinnovare la teologia a partire da essa. Dare al culto una forma centrata sulle cose essenziali e condivisibili da tutti.

La comune comprensione della giustificazione

“Insieme crediamo che la giustificazione è opera del Dio uno e trino. Il Padre ha mandato nel mondo il suo Figlio per la salvezza dei peccatori. L’incarnazione, morte e risurrezione di Cristo sono fondamento e presupposto della giustificazione. Perciò, la giustificazione significa che Cristo stesso è la nostragiustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, attraverso lo Spirito santo. Insieme confessiamo: solo per grazia nella fede nell’azione salvifica di Cristo, e non in base ai nostri meriti, noi veniamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito santo, il quale rinnova i nostri cuori e ci abilita e chiama a compiere le opere buone” (Dichiarazione Congiunta 15)

Testo elaborato ed edito dal pastore luterano Dieter Kampen C/o Comunità Evangelica Luterana Via S. Lazzaro, 19 34122 Trieste


Luterani o Cristiani?

“In primo luogo vi prego di tacere il mio nome e di non chiamarvi luterani, ma cristiani. Che cos’è Lutero? Non è mio, l’insegnamento. Né sono stato crocifisso per nessuno. 5. Paolo, I Cor 3, non sopportava che i cristiani si dicessero paolini o petrini,invece di cristiani. Come potrebbe venire in mete a me, povero, puzzolente sacco di larve, che i figli di Cristo si debbano chiamare secondo il mio nome che non contiene salvezza alcuna? Non cosi, dunque, cari amici; cancelliamo i nomi dei partiti e chiamiamoci Cristiani dal nome di Cristo, di cui abbiamo l’insegnamento.” WA 8, 685, 8-Il

Più tardi, quando c’erano già i primi martiri “luterani”, Lutero scrisse: “Ma poiché anche il mio nome è in gioco e voi venite perseguitati come luterani, penso che non sia stato sconveniente avermi preso come sono. E benché non mi sia gradito che l’insegnamento e la gente siano detti luterani, e devo soffrire che essi dunque facciano vergogna alla Parola di Dio usando il mio nome, essi devono però far rimanere e salire in onore Lutero, l’insegnamento e la gente luterani, oppure essi e il loro insegnamento naufragheranno e andranno in rovina, anche se il mondo ne avesse abbastanza e tutti i diavoli s’adirassero.” WA 15, 78, 5-13; trad. Anna Belli

Riferimenti
La Confessione Augustana del 1530, a cura di Giorgio Tourn, 
versione dal latino di Maria Rosa Serafini, 
Testi della Riforma 9, Claudiana Editrice, Torino 1980, pag. 134

Martin Lutero

La dottrina del perdono dei peccati è il punto centrale della fede cristiana: l’essere umano, peccatore a causa di Adamo, viene perdonato da Dio, e questo accade per pura grazia, gratuitamente, tramite il sacrificio di se stesso che Gesù compie sulla croce.
Questo è il succo della teologia dell’apostolo Paolo, espressa nelle lettere contenute, accanto agli Evangeli, nel Nuovo Testamento. E questo era quanto insegnava anche Martin Lutero (1483 – 1546), professore di teologia all’università di Wittenberlutherg, monaco dell’ordine degli Agostiniani.

Quando, nel 1517, la curia romana iniziò la vendita delle Indulgenze, cioè la vendita di una remissione generalizzata delle colpe da scontare nell’aldilà, Lutero pose in dubbio la validità di questo commercio “sacro” esponendo le sue opinioni in 95 tesi teologiche. Queste tesi fecero scalpore ed il professore di Wittenberg si ritrovò presto al centro di aspre polemiche che condussero anche a dispute pubbliche ed a dibattiti in presenza dell’Imperatore Carlo V.
L’imperatore, preoccupato per la minaccia dell’invasione da parte dei turchi da un lato ed occupato, dall’altro, a salvaguardare i suoi diritti contro altri sovrani nella conquista dei territori da poco scoperti da Cristoforo Colombo, voleva appianare almeno le questioni religiose interne all’Impero. Non ci riuscì, anche perché l’azione di Lutero era stata solo la punta di un grosso iceberg che già da tempo si muoveva silenziosamente all’interno della chiesa occidentale.

Già da tempo, infatti, si andava invocando una riforma della chiesa, dei suoi metodi di raccogliere fondi, della vita per dir poco allegra dei suoi rappresentanti ufficiali, della cura d’anime ai fedeli. Tutti questi sentimenti di risveglio trovarono in Lutero un punto di orientamento per i bisogni spirituali dell’epoca. La diffusione del suo pensiero fu addirittura facilitata da un’invenzione completamente nuova, che permetteva a tutti una conoscenza di prima mano (e non per sentito dire) ed a buon mercato di ciò che accadeva nel mondo: la stampa a caratteri mobili.
Quindi, quando nel 1530 l’imperatore convocò ad Augusta, in Baviera, una riunione dei massimi esponenti dell’Impero in Germania, il pensiero di Lutero era già conosciuto e diffuso fra i presenti, alcuni dei quali presentarono all’Imperatore un documento che riassumeva i punti principali del pensiero teologico di Lutero, che non era presente in quanto, all’epoca, era stato scomunicato dal Papa e quindi doveva tenersi lontano dalle manifestazioni pubbliche se non voleva essere arrestato e messo al rogo.

Questo documento, detto più tardi “confessione di Augusta”, è alla base della tradizione teologica della chiesa luterana, che di lì a poco, sancita una scissione irreversibile dalla Chiesa di Roma, si andò a formare, prima in Germania e poi, lentamente, ma mettendo radici profonde, anche in altri paesi europei.Augsburger-Reichstag

L’eco degli scritti di Lutero giunse anche in Italia, inizialmente a Venezia, dove si formò la prima comunità luterana, nel fondaco dei tedeschi. Lì mercanti provenienti dalla Germania ebbero della corrispondenza con Lutero stesso. Più avanti si andarono formando altre comunità, tutte sotto la protezione delle legazioni prussiane che si trovavano nelle varie capitali degli stati sparsi per la penisola.

Queste comunità ebbero vita autonoma fino al termine del secondo conflitto mondiale, quando decisero di unirsi in una chiesa sola, indipendente dalla chiesa di Prussia (che già non esisteva più dal primo conflitto mondiale), ed autonoma. I rappresentanti delle varie comunità formarono così, nel 1948, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Oggi questa Chiesa ha comunità di vario tipo (di lingua italiana, di lingua tedesca, bilingui), ma tutte basate teologicamente sulla “Confessione Augustana” del 1530. La CELI ha, dal 1995, un’Intesa con la Repubblica Italiana che ne riconosce gli Statuti e l’autonomia. Della CELI fa parte anche la Comunità evangelica Luterana di Napoli.

Diventare membri della Comunità

Esperienze varie

Laura e Marco

Qualche anno fa Laura e Marco hanno avuto un figlio. La nascita di questo bambino è stata per loro un avvenimento così importante da essere considerato un miracolo, che ha aperto loro una nuova prospettiva nei confronti della vita. Hanno deciso in seguito di battezzare il loro bambino e si sono quindi rivolti al Pastore. Oggi sono membri regolari della Comunità ed il loro bambino frequenta regolarmente la scuola domenicale.

Enrico

Enrico, uomo ormai maturo, era battezzato e si dichiarava cristiano, anche se non si era mai chiesto cosa questo significasse. Anzi riteneva la religione un’insieme di formule e pratiche antiquate. Avvicinandosi all’età della pensione aveva cominciato a riflettere sul senso della vita. Col passare degli anni aveva constatato che tanti progetti formulati in passato erano rimasti inconclusi e che parecchie cose non si erano realizzate sia a livello personale che sociale. Inoltre la morte di alcuni suoi amici, che ingenuamente pensava sarebbero sempre rimasti accanto a lui, lo aveva convinto dell’insufficienza del suo modo razionalizzante di spiegare il mondo. Ha cominciato quindi a leggere libri in materia e a frequentare conferenze che gli hanno permesso di conoscere l’attualità del messaggio cristiano. Ritrovato quindi l’interesse per la fede, ha deciso di proseguire la sua ricerca all’interno ed insieme alla Comunità.

Helga

Helga è una ragazza tedesca e vive da molti anni in Italia. Casualmente, recatasi al Goetheinstitut, ha letto un annuncio riguardante il culto della vigilia di Natale in lingua tedesca. Un po’ per curiosità, un po’ perché le piacciono i canti natalizi tedeschi, ci è andata. Colpita dalla particolare atmosfera ha provato l’esperienza di una realtà più profonda. Ora non frequenta la chiesa con regolarità, ma fa parte della Comunità e non manca mai ai culti delle festività.

A questi esempi si potrebbe aggiungere la vostra “storia”. Ci sono tante ragioni e motivazioni diverse, ma alcune valgono per tutti:
non si può essere cristiani senza Chiesa. La fede, che ci unisce con gli altri fedeli, va alimentata e cerca forma, spazio, linguaggio e tradizione per esprimersi.
Condividere la fede e celebrare il culto insieme dà alla fede gioia e forza.
L’incontro ed il dialogo con altri aiuta la crescita personale e può essere un valido sostegno in tempo di crisi.
una comunità è anche una rete sociale che dà sicurezza e sostegno sia spirituale che materiale. Insieme si può fare molto di più che da soli.
inoltre la Comunità è anche portatrice di cultura, di diaconia e di stabilità sociale. Molti non vanno in chiesa, ma sono contenti che la chiesa ci sia e che ne fanno parte.
Cosa vi offre la Chiesa
Prima di aderire ad un’organizzazione ci si chiede quale vantaggio comporta questo passo. L’adesione alla chiesa invece è un atto di fede. Nella visione evangelica la Chiesa non è altro che l’assemblea dei fedeli e perciò dipende da ognuno dei membri come essa si rappresenta. Ciò vale soprattutto per una Comunità numericamente piccola.

Fatta questa premessa, è anche legittimo domandare quali opportunità offre la Comunità ai suoi membri. Esse sono tra altri :

  • partecipazione ai circa 50 culti annui e ai sacramenti agli incontri di preghiera, studio, convivenza ecc.
  • assistenza spirituale
  • la possibilità di intervenire nella conduzione della Comunità per mezzo del diritto di voto attivo e passivo nell’Assemblea generale che elegge la Rappresentanza ed il Pastore e dà indicazioni su questioni importanti.
  • informazione mediante la “Lettera alla Comunità” e la rivista “Miteinander/Insieme”, ambedue redatte ogni due mesi e spedite gratuitamente a casa.

Come diventare membro
Spieghiamo qui di seguito gli aspetti pratici su come diventare membro della Comunità. Occorrono quattro elementi:

  • il battesimo
  • l’iscrizione
  • il versamento del contributo
  • la residenza nella zona di responsabilità della comunità di Napoli

Inoltre i membri vengono incoraggiati a partecipare alle attività ecclesiastiche.

Il Battesimo è il sacramento che inserisce il credente nella Chiesa intesa come corpo di Cristo. Il battesimo vale una volta per tutte, è indissolubile e non ripetibile.
Chi non è ancora stato battezzato dovrà frequentare un corso di catechismo che il Pastore offre regolarmente, prima di accedere al battesimo. Riconosciamo il battesimo che è stato fatto nelle altre chiese non luterane, ma invitiamo anche le persone, che vogliono convertirsi, a frequentare il corso di catechismo. Tale corso offre la possibilità di conoscere bene la Comunità e di approfondire le domande che interessano individualmente. Chi è già stato battezzato in una Chiesa Luterana, può entrare immediatamente nella Comunità, senza il dovere di rinnovare il battesimo.

L’iscrizione A differenza di altri paesi, in Italia la Chiesa Luterana è organizzata come un’associazione a cui appartiene soltanto chi si è iscritto esplicitamente. Il modulo è disponibile in ufficio. Senza la vostra iscrizione la Comunità non ha neanche modo di sapere che voi esistete. Comunque anche se lo sapesse, per l’appartenenza alla Comunità necessita l’iscrizione.
Avvertiamo chi è stato battezzato nella Chiesa Luterana di Trieste, che solo tre anni fa è stato introdotto un nuovo sistema d’iscrizione e che anche chi apparteneva già alla Comunità è necessario che si inscriva nuovamente.

Il versamento del contributo Come ogni associazione che deve auto-finanziarsi, anche la Comunità richiede un contributo annuo dei suoi membri. Il contributo è obbligatorio per i membri adulti; bambini e giovani sono inclusi nel contributo dei genitori. La somma da versare viene stabilita autonomamente dal membro in base al suo stipendio e della sua buona volontà, ma non dovrebbe essere meno di 7 euro al mese (=80 euro annuo).
La Chiesa dispone da alcuni anni dell’OPM (otto per mille). Facciamo però presente che non si tratta di un contributo diretto (infatti non sappiamo chi devolve il proprio l’OPM alla Chiesa Evangelica Luterana in Italia e chi no) e che l’OPM non può essere speso liberamente dalla Comunità, ma solo per progetti definiti nell’Intesa con lo Stato. Il vostro contributo è essenziale per svolgere le attività ecclesiali, diaconali e culturali.

Inoltre la Comunità…

  • promuove la pace e la giustizia sociale, attraverso la partecipazione ad incontri di preghiera, a conferenze ed altre manifestazioni.
  • s’impegna nella diaconia: Assistenza finanziaria ai ragazzi di Nitida, Sostegno e partecipazione amministrativa all’ospedale evangelico “Villa Betania”, aiuta la comunità “Crescere Insieme” centro d’ascolto e di sostegno per i tossicodipendenti nella rione “Sanità”; sostiene in oltre la Casa di riposo Don Onorione a Casamicciola, Ischia;
  • è una voce alternativa nella società italiana;
  • offre sostegno a conferenze teologiche, associazioni culturali, concerti, libri ecc.
  • cura la relazione e gli scambi con le altre Comunità Luterane in Italia e si impegna nel dialogo ecumenico con tutto cuore e con grande gioia;oOffre spazi per incontri e per attività di svariato tipo;
  • mantiene una grande Chiesa e la mette a disposizione per concerti, per incontri ecumenici e per visite.