(cfr Salmo 130,6)
Naturalmente fa parte dei miei compiti come pastora annunciare la Parola di Dio. Non soltanto durante il culto dal pulpito ma anche in tanti altri posti come sotto forma di una meditazione o anche nel caso presente come accompagnamento all’interno della nostra circolare. Facendo questo cerco di trovare immagini e paragoni per trasmettere il messaggio in modo perspicuo e più comprensibile. Nel motto biblico di dicembre anche l’autore del salmo 130 utilizza un’immagine parlando di sentinelle che attendono l’aurora. Mi chiedo perché ha scelto proprio questa immagine? Cosa ha indotto l’oratore del salmo di prospettarsi in una tale situazione? Riflettendo mi vengono in mente varie possibili risposte. Forse egli si trova durante la notte. Potrebbe trattarsi di una notte in bianco. Forse le preoccupazioni e tante domande non gli permettono di riposare. Quindi aspetta di incontrare Dio, che Dio tocchi la sua anima e gli dia risposta e tranquillità.
Ma forse non si tratta di una notte reale ma di un altro tipo di notte che lo circonda? L’oscurità può risultare dai suoi fallimenti e dalle colpe che posano su di lui. Il contesto degli altri versetti di questo salmo conferma questa tesi. In questa situazione egli spera nell’attenzione affettuosa e nel perdono di Dio affinché la sua vita torni luminosa. Posso anche immaginare che l’oratore del salmo desidera ardentemente la redenzione totale alla fine dei tempi quando verrà il nuovo mattino e appare il Giorno del Signore.
Non importa in quale di queste situazioni si trova realmente l’autore del salmo, in ogni caso, ritengo che l’immagine delle sentinelle sia di grande aiuto. Perché attraverso di essa la speranza e l’attesa non diventano un affare insicuro e traballante. Non si tratta di stare dietro a “qualcosa” o “qualcuno”. Si tratta piuttosto di una cosa molto concreta e finalizzata. La sentinella sa per certo che la mattina verrà anche se non può fare niente per accelerare il processo. Per questo la speranza non è vana, non è inutile. Chi è teso in questo modo verso Dio sperimenterà la Parola e l’Agire di Dio.
Anch’io voglio vivere in questo atteggiamento e mi auguro che questa speranza si risvegli ancora e ancora in me. La parola ebraica che viene tradotto con l’italiano sperare o attendere contiene letteralmente l’espressione “corda tesa”. Ricordando la mia infanzia so che a volte ero un “arco teso” (gespannt wie ein Flitzebogen). All’epoca questa espressione tedesca designava uno stato di agitazione e pieno di attesa verso quello che doveva venire. Oggi so quanto l’arco teso esprime precisamente il concetto di quello che vuol dire attendere nel senso biblico.
Mi fa piacere fare mia questa preghiera e dire: “L’anima mia spera nel Signore!” E questo non inteso in prima linea sul ritorno del Signore Gesù Cristo ma possibilmente ogni giorno. Vorrei la mattina essere tesa verso il Signore e mantenere per tutta la giornata occhi e orecchie aperte per il parlare e agire di Dio.
E con il desiderio che questo diverrà anche la vostra preghiera o forse ancora di più un atteggiamento per ogni giorno che viene, vi saluto con affetto e vi invito durante uno dei nostri numerosi incontri di percepire la vicinanza di Dio.
Pastora Kirsten Thiele